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Il libro è una estensione della memoria e della immaginazione.
Jorge Louis Borges
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Il design degli architetti italiani 1920-2000
1928: contemporaneamente giungono nei chioschi dei giornali due riviste «La casa bella» e «Domus». I titoli non danno adito a dubbi: l'editoria ha colto l'opportunità di accompagnare lo sviluppo di un gusto che va diffondendosi: come rendere moderna e in sintonia con i tempi la casa borghese? Come razionalizzarne l'uso? Nel progettare i loro arredi, come possono gli architetti liberarsi dal culto per il lavoro artigianale, dai suoi vincoli, e sfruttare le possibilità offerte della produzione industriale? Come allargare il mercato dei complementi di arredo e degli oggetti che vanno trasformando i modi della vita domestica? Anche nel nostro Paese queste domande divengono sempre più insistenti a partire dai secondi anni venti del secolo scorso. Le risposte date sedimentano in Italia una tradizione che non ha molti uguali nel mondo. Al suo consolidarsi contribuiscono architetti e imprese. Al suo svilupparsi negli anni a noi più vicini si accompagna una ulteriore domanda che si riflette sia nei modi in cui la professione dell'architetto viene evolvendo, sia nell'organizzazione dei percorsi formativi: quella dell'architetto e del designer è una sola professione, o la specializzazione produttiva ne ha implicato la separazione? Questi sono i temi del libro di Fiorella Bulegato, Elena Dellapiana, "Il design degli architetti italiani", nella nuova veste grafica della storica collana A&a - Architetti e architettura. Molte risposte alle domande sin qui ricordate si ritrovano nelle pagine di questo libro, che ricostruisce il contributo dato allo sviluppo del design contemporaneo dai più noti architetti italiani del Novecento, da Giuseppe Terragni a Ettore Sottsass, da Ignazio Gardella a Alessandro Mendini, da Carlo Mollino a Antonio Citterio, da Franco Albini a Archizoom, da Gio Ponti a Superstudio, da Tobia Scarpa a Michele De Lucchi, solo per citare alcuni dei numerosi protagonisti che si incontrano nelle pagine del libro, unitamente ai nomi delle industrie con le quali hanno collaborato: Olivetti, Phonola, Breda, Cassina, Alessi, Azucena, Columbus, Solari, Zanotta, Brionvega, Artemide e via dicendo. Un aspetto originale del libro sta nel confronto, offerto ai lettori, tra gli oggetti di design e le costruzioni che i medesimi architetti che li hanno progettati andavano contemporaneamente realizzando. |
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recensioni
articolo di Paolo Mieli su Corriere della Sera. (leggi)
recensione di Nadia Terranova su La Stampa. (leggi)
recensione di Lara Ricci su Domenica - Il Sole 24 Ore. (leggi)
recensione di Ezio Mauro su la Repubblica. (leggi)
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recensione di Raffaele Liucci su Domenica - Il Sole 24 Ore. (leggi)
recensione di Ernesto Galli della Loggia su Corriere della Sera. (leggi)
estratto di Gli incantatori su La Stampa. (leggi)
recensione di Luca Briasco su Alias - il manifesto. (leggi)
articolo dell'autore su Corriere della Sera. (leggi)