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Lucio Anneo Seneca
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Il cunto de li cuntidi Giambattista Basilenella riscrittura di Roberto De Simone Raccolta di cinquanta fiabe di origine popolare, raccontate nel corso di cinque giornate , inserite all'interno di una cornice narrativa più ampia, fu pubblicato postumo con il nome del suo autore anagrammato in quello di Gian Alesio Abbatutis . Il Cunto de li cunti è stato la fonte di ispirazione di gran parte della letteratura fiabesca europea, basti citare La gatta cenerentola e Cagliuso, storia di un gatto sapiente che aiuta un poveruomo a far fortuna. Che il Cunto de li Cunti tragga la sua materia dalle fiabe popolari napoletane è ben noto; eppure Giambattista Basile su questo impianto favolistico elaborò una complessa quanto affascinante opera letteraria, connotata da un raffinato e composito linguaggio. Giambattista Basile (Giugliano, 1566-1632), soldato al servizio di Venezia, governatore di diverse terre del viceregno napoletano, intellettuale versatile e brillante. Entrò a far parte dell'Accademia degli Stravaganti e in seguito dell'Accademia degli Oziosi. Fu autore di diversi componimenti, Il pianto della Vergine (1608), Dei Madriali et Ode (1609), Le avventurose disavventure (1611), Egloghe amorose e lugubri (1612), La Venere addolorata (1612), Imagini delle più belle dame napoletane ritratte da' lor propri nomi in tanti anagrammi (1624). Postumi i suoi scritti più noti: Le Muse Napolitane. Egloghe (1635), Teagene, poema (1637), nonché la sua ultima e più grande opera, pubblicata sotto lo pseudonimo di Gian Alesio Abbattutis: Lo Cunto de li Cunti overo Lo Trattenemiento de' Peccerille (1634). Roberto De Simone (Napoli 1933), musicista, compositore, regista, autore teatrale, accademico di Santa Cecilia. Ha diretto il Conservatorio di Musica di San Pietro a Majella. Per Einaudi ha pubblicato i volumi: La gatta Cenerentola (1977), Fiabe campane (1994), Il presepe popolare napoletano (1998 e 2004), Il convitato di pietra (1998), L'opera buffa del giovedì santo (1999), La Cantata dei pastori (2000), la riscrittura di Il Cunto de li Cunti di Giambattista Basile (2002), Prolegomeni al Socrate immaginario (2005) e Novelle K 666 (2006). |
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Le radici della narrazione moderna ________________________________________________________________________________________________ Basile, Il cunto de li cunti Murasaki Shikibu, La storia di Genji |
Romanzo cavalleresco scritto in catalano nel XV secolo, un'opera affascinante e fortemente innovativa: ha aperto le strade della narrazione moderna con personaggi che «maturano» attraverso le vicende raccontate nel libro e che dimostrano un'interiorità e una dimensione psicologica effettivamente in anticipo sui tempi, oltre le schematizzazioni tipologiche medievali. Un punto di forza del libro, oltre le parti epiche e guerresche, riguarda l'amore e la sessualità, trattati molto esplicitamente, con arditezza di situazioni e di linguaggio che ancora oggi possono colpire.
La storia principale è quella di Tirante il Bianco, gentiluomo bretone, campione di tornei cavallereschi, che riesce con il coraggio e con l'ingegno a liberare l'isola di Rodi dall'assedio del sultano di Babilonia, dopodiché viene cooptato dall'imperatore di Costantinopoli per condurre la guerra contro i Turchi. Tirante si innamora della figlia dell'Imperatore, Carmesina, e Carmesina di lui, ma una serie di equivoci e di vicende allontana i due innamorati fino a che Piacerdimiavita, forse il personaggio piú amabile e divertente di tutto il libro, non riesce a farli finalmente congiungere carnalmente. Ma ancora molte altre storie, pubbliche e private, si alterneranno prima di arrivare al finale, che non sarà lieto né per Tirante né per Carmesina.
“E’ il Tirante un romanzo di cavalleria? Un romanzo storico? Un romanzo erotico? Un romanzo psicologico? Insomma cosa è? Appunto un romanzo totale, dichiara Vargas Llosa, un testo che permette, e sollecita, letture plurali, perfino antipodi che, molteplici e tanto svariate per cui basta infilare la via della univocità per poi trovarsi impaniato fra mille sorprese e irresolubili contraddizioni.”
“Cervantes lo definisce il «migliore libro del mondo» sottolineando che «qui mangiano i cavalieri e dormono e muoiono nei propri letti e fanno testamento prima della morte, con cose tali di cui tutti i restanti libri di questo genere mancano…». Il punto centrale del discorso martorelliano, il fondamento e
l’ importanza dell’ opera risiedono nella rappresentazione realistica dei personaggi e delle azioni, , nella determinazione con cui si persegue una concretezza ancorata al vero e proprio vivere umano, terreno, naturale”.
(l paragrafi tra virgolette sono tratti da “Tirante il Bianco” di Giuseppe E. Sansone in Il Romanzo - vol. I, La cultura del romanzo a cura di Franco Moretti pp. 614-615)
Paolo Cherchi dà del romanzo di Martorell una traduzione che è filologicamente corretta, ma anche estremamente leggibile e godibile per il lettore di oggi.
Joanot Martorell nacque a Valencia nel 1411. Il padre era ciambellano del re d'Aragona, suo cognato era Ausiàs March, il piú grande poeta catalano del Quattrocento. Fu un cavaliere molto litigioso, spesso impegnato in duelli con altri nobili per i motivi piú vari. Morí nel 1465. Scrisse un primo romanzo di tipo cavalleresco, il Guillem de Vàroic, ancora di gusto arcaico. Alcuni studiosi gli attribuiscono anche il Flor de cavalleria. Il suo capolavoro, il Tirant lo Blanch, fu pubblicato soltanto postumo, nel 1490.
Filologo romanzo, Paolo Cherchi ha insegnato per molti anni letteratura italiana e spagnola alla University of Chicago. Per Einaudi ha curato il Millennio di Tommaso Garzoni, La piazza universale di tutte le professioni del mondo (1996) e il Millennio Tirante il Bianco di Joanot Martorell (2013). Tra i suoi libri: La metamorfosi dell¿Adone (Longo 1996); Polimatia di riuso. Mezzo secolo di plagio (1539-1589) (Bulzoni 1998); L¿onestade e l¿onesto raccontare del «Decameron» (Cadmo 2004); Verso la chiusura. Saggio sul «Canzoniere» di Petrarca (il Mulino 2008); La rosa dei venti. Una mappa delle teorie letterarie (Carocci 2011).