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Ogni libro è un capitale che silenziosamente ci dorme accanto, ma che produce interessi incalcolabili.
Johann Wolfgang Goethe
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Nicolai Lilin Il respiro del buio Lasciarsi il passato alle spalle e ricominciare: è il pensiero fisso con cui, dopo due anni di guerra, il protagonista di questa storia sale sul treno per tornare a casa. Ma basta poco per rendersi conto che guerra e pace sono termini intercambiabili, e che non esiste nessun confine - geografico, cronologico o interiore - oltre il quale si è salvi: puoi vivere ancora mille vite, ma se sei stato un soldato sarai per sempre un reduce. Il respiro del buio comincia con un viaggio, alcune centinaia di chilometri che sanciscono l'ingresso in una nuova vita. Il servizio militare in Cecenia è finito, è tempo di tornare, ma per Nicolai la parola ritorno ha perso significato. È un altro uomo quello che scende dal treno, e anche la città che lo accoglie ha ormai rinunciato alla propria identità per inchinarsi ai miti d'Occidente. Rinchiuso nel suo appartamento, circondato dalle armi importate illegalmente dalla Cecenia, Nicolai attraversa un «dopoguerra» privatissimo e feroce: all'indifferenza muta che gli riserva il suo Paese, non trova altra risposta che l'odio. Odia gli edifici, le strade, l'umanità «pacifica» che gli appare fasulla, intollerabile nella sua pretesa di civiltà. Nicolai Lilin è nato nel 1980 a Bender, in Transnistria, vive in Italia dal 2003 e scrive in italiano. Presso Einaudi ha pubblicato i romanzi Educazione siberiana (2009), tradotto in ventitre Paesi, Caduta libera (2010 e 2011), Il respiro del buio (2011 e 2013) e Storie sulla pelle (2012).
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