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La lettura è come la vita: un viaggio verso l’ ignoto, con la poesia del piacere e dell’ orrore.
Osvaldo Soriano
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Mario Barenghi Perché crediamo a Primo Levi? «Quando diciamo di credere a Primo Levi, di prestar fede alle sue parole, che cosa esattamente ci sentiamo impegnati a ritenere vero? E, in secondo luogo: quali sono le ragioni del nostro atteggiamento? Su che cosa si fonda il credito che noi gli concediamo?» La strategia narrativa di Se questo è un uomo è basata su una selezione di ricordi che Primo Levi commenta e mette in discussione a ogni pagina. Mario Barenghi esamina i meccanismi di questa organizzazione della memoria e del testo, tesa a trasformare un trauma personale in memoria condivisa. Oscillando tra l'esigenza «scientifica» di comprendere e il monito solenne, di tipo sacrale, Primo Levi conferisce al suo discorso una curvatura complessa, che vieta l'approdo a ogni conclusione perentoria: nessuna semplificazione, nessuna catarsi è possibile. Il climax narrativo degli ultimi due capitoli prepara il vero finale, che è al di fuori di Se questo è un uomo: la morte di Hurbinek, il bambino che non sapeva parlare, al principio della Tregua. Mario Barenghi insegna Letteratura italiana contemporanea all'Università di Milano Bicocca. Ha curato i Saggi di Calvino per i «Meridiani» Mondadori e (con Claudio Milanini e Bruno Falcetto) i tre volumi dei Romanzi e racconti. A Calvino ha dedicato anche due monografie pubblicate dal Mulino. Nel 2013 ha pubblicato, per Einaudi, Perchè crediamo a Primo Levi?
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