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Ogni libro è un capitale che silenziosamente ci dorme accanto, ma che produce interessi incalcolabili.
Johann Wolfgang Goethe
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Alice MunroUscirne vivi
Scrivere alla vita, scrivere la vita per uscirne vivi. Reggersi forte al filo del discorso per non lasciarlo andare. Tesserlo ancora una volta per tornare alla breve essenza del narrare. Chiuderlo, forse, con un nodo che raggruppa in un finale gli ultimi quattro pezzi di questo libro, a detta della stessa autrice «autobiografici nel sentire sebbene non, talvolta, interamente nei fatti. Le prime e le ultime cose - e le più private - che ho da dire sulla mia vita». Dear life, cara vita... Il titolo originale della tredicesima raccolta di storie di Alice Munro sembra la consueta formula epistolare di un pacificato congedo. Ma ha anche, nel contesto narrativo e nell'espressione idiomatica da cui proviene, il senso di un pericolo appena scampato. Scrivere alla vita, dunque, per uscirne vivi. Con l'urgenza di ogni fuga, un'impazienza nuova che si manifesta in un inedito nitore. Quello della narratrice di Ghiaia, il cui disincanto e tormento esistenziale sembrano raccontati dalla prospettiva raggiunta di una lucidità imperturbabile. O del protagonista fuggiasco di Treno, che attraversa le stazioni della propria esperienza e di quella altrui con lo sguardo di un semplice passeggero a bordo della vita. Quello che segue i percorsi mentali della vecchia di In vista del lago e del suo sconclusionato viaggio verso un passato irrecuperabile. Un nitore che connota anche la lingua di pagine nelle quali Munro concede alla sua prosa un'ulteriore, estrema libertà, asciugando le proprie frasi come pietre, spolpandole fino all'osso. Ossa di storie, voci lontane e ancora vive, sguardi, una parsimonia di parole, ellittica e piú che mai essenziale. Ecco che cosa resta da dire, ecco che cosa trova il lettore in Uscirne vivi: tracce di materiale radioattivo, lo stesso, pericoloso e potente, che ha attraversato, illuminandole, tutte le storie. Il residuo secco. Le prime e le ultime cose, rivela Munro, il bandolo di un mondo realizzato in sessant'anni di imperterrito lavoro e l'ago puntato nella stoffa, in quiete. Alice Munro, premio Nobel per la letteratura 2013, è la più importante autrice canadese contemporanea. È cresciuta a Wingham, Ontario. Ha pubblicato numerose raccolte di racconti e un romanzo. Fra i molti premi letterari ricevuti, per tre volte il Governor General's Literary Award in Canada e il National Book Critics Circle Award negli Stati Uniti. I suoi racconti appaiono regolarmente sulle più prestigiose riviste letterarie. Dell'autrice Einaudi ha pubblicato Il sogno di mia madre (2001), Nemico, amico, amante... (2003), In fuga (2004), Il percorso dell'amore (2005), La vista da Castle Rock (2007 e 2009), Segreti svelati (2008), Le lune di Giove (2008), Troppa felicità (2011) e Chi ti credi di essere? (2012).
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Recensioni «Munro, un esordio già da Nobel» di Fabrizio Coscia - il Mattino 17/11/2013 |
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