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…i libri ci danno un diletto che va in profondità, discorrono con noi, ci consigliano e si legano a noi con una sorta di famigliarità permanente.
Francesco Petrarca
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Uto Ughi Quel diavolo di un trillo Note della mia vita «Si creò un buon giro di amici, strumentisti dilettanti che erano soliti riunirsi con il maestro Coggi a casa di mio padre per far musica insieme. Eseguivano il repertorio cameristico con passione. Io avevo circa tre anni: quando a sera arrivavano gli ospiti con i loro strumenti, m'infilavo sotto il pianoforte. Non c'era verso di togliermi da quella specie di tana per mandarmi a dormire, volevo sentire a tutti i costi le musiche che eseguivano. E quando mi accorgevo che qualcuno stonava o sbagliava le note, protestavo a modo mio, fischiando sonoramente. Avevo una grande voglia di suonare, di partecipare anch'io ai concerti. Avevo trovato due piccoli pezzi di legno, uno un po' piatto che mettevo tra il mento e la spalla, e un altro con cui... "suonavo"! Giravo per casa felice, avevo il "mio" violino». Uto Ughi, Quel diavolo di un trillo Uto Ughi (Busto Arsizio 1944) è uno dei piú celebri violinisti del nostro tempo. Si è esibito in tutto il mondo, con le piú rinomate orchestre sinfoniche e i piú importanti direttori d'orchestra. La sua attività discografica è intensa e multiforme. Ha fondato i festival «Omaggio a Venezia», «Omaggio a Roma» e «Uto Ughi per Roma», impegnandosi per la valorizzazione della cultura italiana e dei giovani talenti. Il 4 settembre 1997 il presidente della Repubblica gli ha conferito l'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce per i meriti artistici. Nell'aprile del 2002 gli è stata assegnata la laurea honoris causa in Scienze della comunicazione. Nel 2013 ha pubblicato, per Einaudi, Quel diavolo di un trillo. Suona lo Stradivari del 1701, appartenuto a Rodolphe Kreutzer, il celebre violinista a cui Beethoven dedicò una sonata, e il Guarneri del Gesú «Rose» del 1744, già proprietà di Arthur Grumiaux.
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