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Horacio QuirogaTigre per sempreRacconti 1917-1935 I racconti di Quiroga sono dei meccanismi a orologeria di grande precisione e vanno annoverati tra quelli dei grandi maestri del genere: Poe, Maupassant e Cechov. Tutti gli scrittori latinoamericani di racconti, da Rulfo a Cortázar, hanno imparato qualcosa da lui. «I migliori personaggi di Quiroga, o meglio di Misiones, sono generalmente "ex uomini", spesso incrocio di provenienze diverse e di vite possibili, tutte bruciate, frontiere incarnate e non piú riconoscibili. Quiroga trova per loro una figura memorabile, "nati con l'effetto" li definisce, come le palle di biliardo, che toccano normalmente la sponda ma rimbalzano nei modi piú inaspettati. Ne fa un breve sommario all'inizio del racconto Gli emigrati: "Cosí Juan Brown, che venne a Misiones per qualche ora a vedere i ruderi e ci rimase venticinque anni; il dottor Else, che per colpa del distillato d'arancia scambiò sua figlia per un ratto; il chimico Rivet, che si spense come una lampada, stracolmo di alcol denaturato..." Tornano, questi personaggi, e incontrano pure loro simili in racconti come Magione-Tacuara, Il tetto d'incenso, I distillatori d'arance, sono vite consumate, senza piú "letteratura", vite della disperanza, vite cioè senza speranza ma senza disperazione, elementi naturali con il volto d'uomo. Gli ex uomini di Quiroga non supplicano, non spiegano, non piangono, come gli animali». Horacio Quiroga nasce a Salto, in Uruguay, nel 1878. A vent¿anni, abbandonati gli studi, fonda un settimanale letterario, la «Revista del Salto», dove pubblica i suoi primi racconti. Nel 1900 si trasferisce a Parigi per alcuni mesi. Nel 1902, mentre maneggia una pistola, uccide accidentalmente il suo migliore amico. Si trasferisce a Buenos Aires dove vive come insegnante di liceo. Nel 1910 va a vivere con la moglie a Misiones, nella foresta pluviale intorno al fiume Paraná. Nel 1915 la moglie, che non aveva mai condiviso la scelta di vivere nella selva, si suicida. Quiroga torna a Buenos Aires coi due figli piccoli. Nel 1917 pubblica il suo primo libro di racconti: Cuentos de amor, de locura y de muerte. Con la raccolta Anaconda (1921) ottiene una vasta popolarità. Nel 1926 pubblica Los desterrados, considerato da molti il suo miglior libro. La rivista «Babel» organizza un numero in suo onore. Nel 1927 si risposa con un¿amica della figlia, trent¿anni piú giovane di lui. Nel 1932 va di nuovo a Misiones come console dell¿Uruguay. Nel 1936 moglie e figlia lo lasciano nella selva e tornano a Buenos Aires. Vi torna anche lui l¿anno dopo, gravemente malato. Quando capisce di avere un tumore inguaribile allo stomaco, decide di suicidarsi col cianuro. Einaudi ha pubblicato la raccolta di racconti Tigre per sempre (2016).
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Recensioni recensione di Stefano Tedeschi "Il Manifesto" (leggi tutto) recensione di Romana Petri "La Stampa" (leggi tutto) |
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