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Italo Calvino
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Paolo VolponiIl lanciatore di giavellotto
I due poli di maggior rilievo in questo romanzo sono il corpo e la storia: e ciò attenua lo spaesamento che può indurre nel lettore l'oscillazione di Volponi fra romanzi sperimentali e romanzi tradizionali. Il tema del corpo, infatti, in ogni testo volponiano resta sempre centrale e in costante tensione con i dati socioeconomici: il corpo di Albino Saluggia e i suoi «mali» nella fabbrica di Memoriale, il corpo-macchina del contadino Anteo Crocioni e le sue congetture utopiche in La macchina mondiale, il corpo schizoide di Gerolamo Aspri e le sue ansie di distruzione atomica in Corporale. Anche nel Lanciatore, il corpo e la storia entrano in dialogo e in conflitto: la disastrosa esperienza sentimentale di Damìn, il lavoro di artigiano ceramista del nonno, quello già precocemente votato ai consumi di massa del padre e la prima acculturazione mediatica del fascismo, interagiscono reciprocamente tra loro, come in un campo di forze. Dalla prefazione di Emanuele Zinato Paolo Volponi è nato a Urbino il 6 febbraio 1924. A ventiquattro anni, laureato in legge, pubblica la sua prima raccolta di poesie, Il ramarro. Nel 1950 inizia il suo rapporto di lavoro con la Olivetti, via via più impegnativo fino ai massimi livelli dirigenziali, che si chiuderà soltanto agli albori degli anni Settanta. Nella primavera del '54 prende avvio l'amicizia con Pier Paolo Pasolini, da cui riceverà uno stimolo decisivo in direzione del romanzo. Nel '72 viene chiamato a Torino da Umberto Agnelli per uno studio sui rapporti fra città e fabbrica, e prende il via la sua collaborazione con la Fiat. Nell'83 viene eletto al Senato nel collegio della sua città: il suo impegno parlamentare si interromperà solo nel 1993, per ragioni di salute. Volponi muore il 23 agosto dell'anno successivo. |
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