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...i libri che ti mancano per affiancarli ad altri nel tuo scaffale, i libri che ti ispirano una curiosità improvvisa, frenetica e non chiaramente giustificabile.
Italo Calvino
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Vittorio Gregotti Il sublime al tempo del contemporaneo Il sublime al tempo del contemporaneo è la superficiale trasposizione del terribile, dell'orrendo senza pathos della possibilità; è l'evidenza dell'incapacità di porre la questione del senso, cioè la fuga dal pensiero della ragione critica. I fondamenti dei progetti di architettura di successo mediatico hanno proposto negli ultimi trent'anni un rovesciamento dell'idea di sublime come identificazione con la cultura del capitalismo finanziario globalizzato. Ciò impedisce ogni presa di coscienza di una distanza critica che permetta di leggere le contraddizioni che presiedono lo stato attuale delle cose e la costituzione di linguaggi capaci di proporre possibilità alternative. Le illusioni che hanno connesso, con straordinari risultati, razionalismo e Repubblica di Weimar, costruttivismo e prima rivoluzione sovietica, non ci sono più consentite; ma ciò non significa che le forme dell'architettura non debbano essere volte anche oggi alla ricerca della verità, che non è prima ma è nella concreta forma della nuova cosa; anche attraverso la finzione ma mai attraverso la menzogna. Forme che debbono costruire possibilità altre di conoscenza, senza rispecchiamenti di ideologie come falsa coscienza. Per Gregotti è quindi importante opporsi a qualsiasi disgiunzione dell'architettura non solo dalla politica ma anche dal contesto, dalla coscienza della storia, dall'uso, dalla regola come misura di ogni eccezione, al fine di mettere in atto, per mezzo delle forme dell'architettura, una nuova critica positiva della realtà capace di proporre una modificazione creativa dello stato delle cose. Vittorio Gregotti ha progettato opere in Europa, Cina e Nord Africa e ha insegnato in università italiane, europee e statunitensi. Con Einaudi ha pubblicato Questioni di architettura (1986), La città visibile (1993), Le scarpe di Van Gogh (1994), Identità e crisi dell'architettura europea (1999), Contro la fine dell'architettura (2008), Tre forme di architettura mancata (2010), Architettura e postmetropoli (2011) e Il sublime al tempo del contemporaneo (2013).
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