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...se non ci fossero i libri, noi saremmo tutti rozzi e ignoranti, senza alcun ricordo del passato, senza alcun esempio; la stessa urna che accoglie i corpi cancellerebbe anche la memoria degli uomini.
Cardinale Bessarione
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Martina MengoniPrimo Levi e i tedeschiPrimo Levi and the Germans L'edizione tedesca di Se questo è un uomo avviò una serie di contatti epistolari tra Primo Levi e i suoi lettori in Germania. Lo studio di Martina Mengoni li ricostruisce e ne fa emergere l'importanza. In Se questo è un uomo, Primo Levi si descrive al cospetto del tedesco per antonomasia, che compendia tutti i tedeschi: il dottor Pannwitz, che «siede formidabilmente» dietro la sua «complicata scrivania». Sta per cominciare l'esame di chimica che gli può valere la sopravvivenza, e Levi dà voce al giudizio, sommario e inevitabile, su tutto un popolo: «Quello che tutti noi dei tedeschi pensavamo e dicevamo si percepí in quel momento in modo immediato. [ ] "Gli occhi azzurri e i capelli biondi sono intrinsecamente malvagi. Nessuna comunicazione possibile"». Oggi sappiamo che, piú tardi e altrove, lontano da Auschwitz, la comunicazione poté riprendere, e riservò sorprese. Per fortuna di Primo Levi - e dei suoi lettori - la storia con «i tedeschi» non si bloccò ai due lati di quella «complicata scrivania». Martina Mengoni (Scuola Normale di Pisa) ha pubblicato vari saggi su Primo Levi, fra i quali Variazioni Rumkowski: sulle piste della zona grigia (2011), «Doktor» Primo Levi (2014),Primo Levi, autoritratti periodici (2015); e ha curato l'edizione del carteggio tra Primo Levi e Claude Lévi-Strauss (Epifania di un mestiere, in «Italianistica», n. 1, 2015). Per Einaudi ha pubblicato Primo Levi e i tedeschi.
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