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Beyer, Il corpo dell’artista

collana: i Saggi
editore: Einaudi
data pubblicazione: 14/11/2023
pagine: XIV - 306
prezzo: € 36,00
ISBN: 9788806261221
a cura di:
traduzione di: Francesco Peri
argomento:
formato: rilegato
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Andreas Beyer

Il corpo dell’artista

La traccia nascosta della vita nell'arte


Nella sua ricerca della corporeità perduta, Beyer si occupa per la prima volta e in modo completo della fondamentale influenza del corpo dell'artista sulla produzione delle opere. Un cambio di prospettiva necessario per cominciare a scrivere una storia dell'arte nuova e sensuale.

Normalmente si interpretano le opere d’arte lasciando nell’ombra la figura del loro autore, nonostante vi sia un’unità inscindibile tra la persona dell’artista e la sua opera: forme e corpi ovunque, ma mai un essere umano in carne e ossa. Nel contrastare questa concezione plurisecolare, Andreas Beyer restituisce alla corporeità dell’artista l’importanza che merita, portando in primo piano la fisicità e la vita quotidiana degli antichi maestri rinascimentali e, mentre circoscrive l’incessante ridefinirsi del rapporto fondante tra corpo e opera, allarga la visuale su alcune esperienze artistiche a noi piú vicine (da Vincent Van Gogh a Marcel Duchamp, da Marina Abramovic¿ a Tracey Emin). Jacopo Pontormo annotava meticolosamente i suoi pasti e le fasi digestive, Michelangelo disegnava non solo capolavori ma anche le liste della spesa per andare al mercato. E se Dürer manifestava un ambizioso sentimento di sé come individuo e artista negli autoritratti, e persino ideando le scarpe perfette per il suo piede, Francesco Borromini spinse la critica al proprio lavoro di architetto fino al punto di suicidarsi. A lungo questi aspetti non hanno trovato spazio nei dibattiti che fin dal Rinascimento indagano su cosa sia lo stile personale di un artista e cosa lo renda unico e irripetibile. La storia dell’arte finiva cosí per rimanere in gran parte una storia intellettuale dove scompaiono i bisogni e le peculiarità dei corpi. Ma se ignoriamo il corpo dell’artista raccontiamo soltanto metà della storia.

«La storia dell’arte ha molto lavorato sulle condizioni di esercizio dell’attività creatrice, sui fattori di contesto, e continua a lavorarci del tutto a ragione. Anzi, negli ultimi decenni abbiamo dato sempre piú spazio alla committenza, ai presupposti materiali, alla critica istituzionale, alla teoria delle reti sociali, alla storia della ricezione, ai fenomeni politici e socioculturali concomitanti – oltre che appunto alle logiche iconiche e alle leggi intrinseche del fenomeno visivo. In queste pagine vorrei far risaltare l’individuo, presentandolo come un aspetto non secondario e non meno essenziale di quelli già citati: non per ridimensionare il peso dei condizionamenti esterni, ma per quantificare l’apporto specifico dell’Io, il contributo della physis e della psiche di un artista, il ruolo giocato dal corpo e dalla mente: quell’elemento di ipseità irriducibile che di volta in volta interviene. Insomma la “caparbietà” del singolo in quanto si oppone ai fattori deterministi, il suo voler fare a modo proprio: un’ostinazione in senso buono, da intendere come l’insieme delle qualità personali e dei bisogni, delle disposizioni mentali e sensoriali, della soggettività, del sentimento di sé, della tenacia e della capacità di resilienza di ciascun individuo».

 

Andreas Beyer ha studiato, insegnato e fatto ricerca in Storia dell'arte in Germania e all'estero. Ha diretto il Deutsches Forum für Kunstgeschichte di Parigi, dal 2003 è professore di Storia dell'arte moderna all'Università di Basilea ed è il portavoce del gruppo di ricerca «Bilderfahrzeuge. Aby Warburg's Legacy and the Future of Iconology» (Londra). Nel 2021 è stato eletto membro dell'Accademia tedesca della lingua e della poesia. Tra le sue numerose pubblicazioni ricordiamo Andrea Palladio, Teatro Olimpico e la selezione di saggi Die Kunst - zur Sprache gebracht. Per Einaudi ha pubblicato Il corpo dell'artista. La traccia nascosta della vita nell'arte (2023).


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