Fondare le biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire.

Marguerite Yourcenar

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Bronte, Jane Eyre

collana: Supercoralli
editore: Einaudi
data pubblicazione: 14/11/2023
pagine: 520
prezzo: € 22,00
ISBN: 9788806261597
a cura di:
traduzione di: Giulia Boringhieri
argomento: narrativa straniera
formato: rilegato
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Charlotte Brontë

Jane Eyre


«Vorrei tanto che non mi aveste inviato Jane Eyre. Mi ha interessato al punto che ho perso (o guadagnato, se preferite) un giorno intero a leggerlo. [...] È certo opera di una donna. Ma di quale? Vi prego di porgere i miei omaggi e i miei ringraziamenti all'autrice del primo romanzo inglese (e quelli francesi non sono ormai che storielle d'amore) che mi sia riuscito di leggere da molto tempo a questa parte».
Lettera di William Thackeray all'editore di Jane Eyre, 23 ottobre 1847

Il manoscritto di Jane Eyre arrivò per posta alla Smith, Elder, & Co. di Londra il 24 agosto 1847, inviato da un certo «Currer Bell». George Smith, l’editore, passò l’intera giornata della domenica a leggerlo, annullando ogni altro impegno, e il lunedí offrí allo sconosciuto autore la cifra di cento sterline per la sua pubblicazione. Sei settimane dopo, il 16 ottobre, il libro era stampato. (Le sterline sarebbero diventate, alla fine, seicento). Fu un immediato, strepitoso successo, sia di pubblico sia di critica. Il libro andò a ruba, ebbe una seconda edizione già in dicembre e una terza nell’aprile del 1848. In quello stesso anno uscí anche negli Stati Uniti, dove godette di uguale fortuna. La vera autrice, Charlotte Brontë, riuscí a mantenere l’anonimato per un certo periodo, poi dovette arrendersi alle fughe di notizie e divenne, suo malgrado, una celebrità. Era la prima volta che la protagonista femminile di un romanzo metteva il proprio «io» al centro, dichiarando di voler perseguire una vita conforme alla propria natura e ai propri piú intimi desideri, senza sottostare all’autorità della tradizione, della bigotteria, del prestigio sociale e di alcuna altra norma imposta, tantomeno quelle legate al ruolo della donna. Era la prima volta, per di piú, che l’eroina, contro ogni cliché, era una donna povera, bruttina e di modesti natali. La storia autobiografica che Jane racconta, retrospettivamente, al suo Lettore – quella di un’orfana angariata dalla ricca zia, abbandonata in una scuola per poveri, costretta a guadagnarsi da vivere come istitutrice, innamorata di un gentiluomo, ingannata, poi fuggiasca, ridotta a mendicare un tozzo di pane, infine ricompensata negli affetti, nella fortuna e nell’amore – avrebbe potuto diventare un romanzo vittoriano come tanti altri, di sapore antiquato. Charlotte Brontë, invece, spinta dalla propria esperienza personale e da una sconfinata immaginazione, ne fece un capolavoro immortale – la quintessenza del classico. Il romanzo era una novità anche per la sua prosa, schietta e lucida, talvolta perfino cruda, risoluta fin nella punteggiatura. «Solo un certo insieme di parole era lo specchio fedele dei suoi pensieri, – riferisce la sua amica, nonché prima biografa, Elizabeth Gaskell: – nessun altro, di significato apparentemente identico, sarebbe andato altrettanto bene». Su questa linea guida, per dare questa voce a Jane, è stata condotta la presente traduzione.

 

Charlotte Brontë, nata il 21 aprile 1816 a Thornton, in Inghilterra, era la terza dei sei figli del reverendo Patrick Brontë e di Maria Branwell. Orfana della madre a cinque anni, crebbe in uno stretto sodalizio intellettuale con le sorelle Emily e Anne e il fratello Branwell. Dopo un breve periodo di insegnamento, un lungo soggiorno di studi a Bruxelles e un'avvilente esperienza come istitutrice, tornata nella solitaria casa parrocchiale di Haworth, tra le brughiere dello Yorkshire, per accudire l'anziano padre, scrisse Il professore (1857, postumo), Jane Eyre (1847), Shirley (1849) e Villette (1853). Sposatasi tardivamente nel 1854, morí il 31 marzo 1855, incinta del primo bambino.
 
Giulia Boringhieri è laureata in filosofia e traduce saggistica (R. Nozick, R. Rorty) e narrativa. Per Einaudi ha tradotto, tra gli altri, Jo Baker, Evan S. Connell, R.O. Kwon, Isabella Hammad e Charlotte Brontë. Studiosa di storia dell'editoria, sempre per Einaudi ha pubblicatoPer un umanesimo scientifico. Storia di libri, di mio padre e di noi (2010).

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