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Ecco quello che non si dovrebbe mai cessare di essere: dei lettori, dei lettori puri, che leggono per leggere, che sanno leggere che, insomma, leggono e basta...
Charles Péguy
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Delphine Horvilleur
Piccolo trattato di consolazioneNell'insegnarci come vivere con i nostri morti Delphine Horvilleur ci offre un inno alla vita: una riflessione universale sulla morte attraverso la sapienza dell'ebraismo. Essere un rabbino significa vivere con la morte: quella degli altri, ma anche la propria. Significa però soprattutto trasmettere la morte come lezione di vita per quelli che restano: «Cosí, mi trovo al fianco di donne e uomini che in momenti cruciali della loro vita hanno bisogno di narrazioni». Il tessuto di questo libro di consolazione intreccia strettamente tre fili: il racconto, l’esegesi e la confessione. La narrazione di una vita interrotta, il modo di dare senso a una morte attraverso i testi della tradizione e l’evocazione di una ferita intima o la rammemorazione di un episodio autobiografico di cui ha risvegliato il ricordo seppellito da qualche parte. I testi sacri aprono un varco tra i vivi e i morti: «Il ruolo del narratore è quello di stare sulla soglia, per garantire che resti aperta». E permettere cosí a ciascuno di fare la pace con i propri fantasmi. Delphine Horvilleur è un rabbino francese di Judaïsme en Mouvement. Dirige la redazione della rivista «Tenou'a. Ha pubblicato, tra l'altro, anche En tenue d'Ève. Féminin, pudeur et judaïsme (Grasset 2013) e Come i rabbini fanno i bambini. Sessualità, trasmissione, identità nell'ebraismo (La Giuntina 2017). Per Einaudi ha pubblicato Riflessioni sulla questione antisemita (2020) e Piccolo trattato di consolazione. Vivere con i nostri morti (2022), che ha ricevuto nel 2021 il Prix Babelio e il Prix de Savoirs. |
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