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Lovecraft, I taccuini di Randolph Carter

collana: Letture Einaudi  
editore: Einaudi
data pubblicazione: 14/09/2021
pagine:   XVIII - 254
prezzo: € 19,00
ISBN: 9788806248086
a cura di: Marco Peano
traduzione di:  Mario Capello
argomento: narrativa straniera
formato: brossura
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Howard Phillips Lovecraft

I taccuini di Randolph Carter


«Stelle si dilatarono fino a farsi albe e albe esplosero in fontane d'oro, carminio e viola - e ancora il sognatore cadeva»

La prima volta che Randolph Carter fa la sua comparsa è in un breve racconto datato 1919. Come spessissimo accade in Lovecraft, la scintilla creativa che ha dato origine alla scrittura va rintracciata in un sogno; la sua inarrestabile vita onirica lo spinse col tempo a darsi un compito: afferrare l'impalpabilità delle visioni prodotte dal suo subconscio per poter riversare ogni cosa sulla pagina. Svegliandosi nel pieno di un incubo - con le immagini ancora vivide impresse nella memoria, cercando di prolungare a dismisura lo stato di dormiveglia - si metteva a scrivere tutto quanto riuscisse a ricordare prima che svanisse ogni traccia. E fu cosí che in una notte di dicembre Lovecraft sognò, e poi trascrisse sul suo taccuino nella maniera piú accurata possibile, la storia di un uomo (se stesso, a cui avrebbe dato il nome di Randolph Carter) che insieme a un amico si avventura in un cimitero spingendosi «nelle spire del puro orrore». Il suo alter ego piú importante era appena nato.
dalla prefazione di Marco Peano
Noto soprattutto per i «Miti di Cthulhu», Lovecraft ha parallelamente edificato un universo di altipiani desolati, lande sterminate, abissi senza fine, giardini lussureggianti e antiche rovine. Un paesaggio inafferrabile eppure concretissimo che testimonia un passato fatto di palazzi dalle guglie dorate e di mari tempestosi a cui si può accedere soltanto sognando. Sono luoghi dove la nostalgia e il fantastico compongono un impasto unico e prezioso. È proprio in questo contesto che si muove e agisce Randolph Carter, riconoscibilissimo alter ego dell’autore e protagonista di un ciclo di storie composte tra il 1919 e il 1932: questo volume vuole illuminare una zona meno esplorata della narrativa di Lovecraft, quella onirica, dove l’orrore è soltanto suggerito, bisbigliato, intravisto. Un tassello fondamentale nel percorso di un autore che non cessa di parlare al nostro presente.

 

Howard Phillips Lovecraft nasce a Providence nel 1890. Nel 1893 il padre, rappresentante di una ditta di argenteria, viene internato per gravi sintomi psicotici, probabilmente connessi alla sifilide. Cresciuto dalla madre e da due zie, nel 1908 abbandona gli studi per frequenti esaurimenti nervosi. Nel 1912 pubblica le prime poesie, tra il 1916 e il 1918 i primi racconti. Nel 1924 sposa una modista, Sonia Haft Greene, una vedova di sette anni maggiore di lui, da cui si separa nel 1929. Tra la fine degli anni Dieci e la metà degli anni Trenta scrive il ciclo di storie dei «Miti di Cthulhu». Muore povero nel 1937, nella sua Providence, per un tumore all'intestino. La sua fortuna giunge postuma, grazie a un gruppo di amici e ammiratori che fondano appositamente una casa editrice per pubblicare le sue opere. Erede di Edgar Allan Poe e antesignano di Stephen King, a lui si deve la formulazione di «racconto dell'orrore» come lo intendiamo oggi in chiave moderna. Il suo immaginario ha pervaso e influenzato non solo la letteratura, ma anche i fumetti, il cinema, i videogame, le serie tv, la musica: «lovecraftiano» è un aggettivo da tempo entrato a far parte del dizionario del fantastico e della paura.

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