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In fondo, il mondo è fatto per finire in un bel libro.
Stéphane Mallarmé
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Adriano ProsperiUn tempo senza storiaSi moltiplicano i segnali d'allarme sulla perdita di memoria collettiva e di ignoranza della nostra storia. Nella realtà italiana di oggi c'è un passato che sembra dimenticato. E il peso dell'oblio è qui forse piú forte che altrove. Ma che cosa significa liberarsi dal peso del passato? Questo libro è, al medesimo tempo, un’apologia della storia e uno sguardo preoccupato sulla società dell’oblio in cui viviamo. Una società dove la storia, come disciplina, è vituperata e marginalizzata. E dove dimenticare il passato è un fenomeno connesso alla scomparsa del futuro nella prospettiva delle nuove generazioni, mentre le rinascenti mitologie nazistoidi si legano all’odio nei confronti di chi viene «da fuori». E tuttavia l’offuscarsi della coscienza e della conoscenza storica sembra passare quasi inavvertito. Per cercare di capire come siamo arrivati a questo punto, e per superare questa indifferenza sul tema, Adriano Prosperi propone qui una riflessione sul ruolo della memoria e della storia nella nostra tradizione. Adriano Prosperi (1939) è professore emerito di Storia moderna presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Tra le sue opere, nel catalogo Einaudi: Tribunali della coscienza. Inquisitori, confessori, missionari (1996 e 2009), Storia moderna e contemporanea (con P. Viola, 2000); Il Concilio di Trento: una introduzione storica (2001); Dare l’anima. Storia di un infanticidio (2005 e nuova edizione 2015); Giustizia bendata. Percorsi storici di un’immagine (2008); Cause perse. Un diario civile (2010); Delitto e perdono. La pena di morte nell’orizzonte mentale dell’Europa cristiana (2013 e nuova edizione 2016); La vocazione. Storie di gesuiti tra Cinquecento e Seicento (2016); Un volgo disperso. Contadini d’Italia nell’Ottocento (2019) e Un tempo senza storia. La distruzione del passato (2021). |
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