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Italo Calvino
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Giuseppe RovaniCento anniLa Milano e l'Italia raccontate da Rovani in questi Cento anni (dal 1750 al 1850) sono l'apice di una stagione culturale che era difficile poter rivivere già ai tempi del Rovani. I teatri, gli artisti, i personaggi politici, le industrie nascenti: leggere questo romanzo è anche riattraversare un pezzo fra i più significativi della nostra storia.
La mattina del 5 febbraio 1874, un giovedì, si tennero a Milano i funerali di Giuseppe Rovani. L'enorme presenza di folla fu stimata in circa 20 000 persone. La conservazione della salma fu affidata a Paolo Gorini, celebre per aver imbalsamato il corpo di Mazzini. Due bande musicali, nonché tutto il concorso della cultura milanese, dai pittori Hayez, Tranquillo Cremona, Mosè Bianchi a Carlo Dossi, Cletto Arrighi, Emilio Praga, Arrigo Boito, Amilcare Ponchielli. Un funerale così solenne e partecipato, nella Milano del nuovo stato unitario, c'era stato soltanto per la morte di Manzoni, l'anno prima.
Manzoni e Rovani. L'idea che l'autore dei Cento anni fosse stato l'unico vero successore di don Lisanser era nell'aria e Carlo Dossi la sostenne in un libro-monstre intitolato Rovaniana, che è un atto d'amore e di devozione prima ancora che un saggio di critica letteraria. Qualcuno prendeva le distanze, come Carlo Tenca a cui il paragone, non a torto, sembrava assolutamente esagerato. Quel che è certo è che Rovani, pur avendo fortemente voluto cimentarsi con il romanzo storico, aveva stile e impostazione letteraria molto diversi dal Manzoni. I Cento anni sono un'opera in cui convivono trama romanzesca, digressioni storiche, inserti saggistici in un ritmo assolutamente centrifugo quasi quanto centripeto è l'andamento profondo dei Promessi Sposi. Ma il precoce «mito» Rovani presso i milanesi, non del tutto dissolto oggi nonostante il molto tempo passato, era dovuto anche al personaggio, alle sue battute folgoranti, diventate spesso dei proverbi, alla sua fama di forte bevitore, tutto un insieme di cose molto impastate di leggenda, ma fortemente legate allo spirito della città e, oggi, a un'idea della Milano dei tempi andati. Giuseppe Rovani nacque a Milano nel 1818. Per molti anni svolse un modesto impiego presso la Biblioteca Braidense. Scrisse moltissimo e di tutto: libretti d'opera, testi teatrali, saggi storici, artistici, letterari e musicali. Ebbe una parabola politica che lo portò da iniziali tendenze repubblicane e mazziniane a varie forme di collaborazione col governo austriaco. Cessato l'impiego in Braidense nel 1862, visse di svariate collaborazioni giornalistiche senza mai riuscire a far fronte ai numerosi debiti. Oltre che gli interventi letterari, una vita sempre più sregolata e autodistruttiva (alcol e assenzio) lo portarono ad essere figura di riferimento della Scapigliatura milanese. La pubblicazione dei Cento anni iniziò sulla «Gazzetta ufficiale di Milano» nel 1857. Una nuova versione in volume venne pubblicata negli anni 1859-64. L'edizione definitiva è degli anni 1868-69. Morì nel gennaio del 1874.
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