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Carole Fives Fino all'alba È sera. Una donna esce di casa e si chiude la porta alle spalle. Fa una passeggiata di pochi minuti, poi affretta il passo, irrequieta. Torna indietro. Sale di corsa le scale, riapre la porta: il bambino dorme ancora, non si è accorto di niente. La donna sa che lasciare il figlio di due anni da solo è pericoloso, ma durante le brevi fughe notturne le sembra finalmente di respirare: può dimenticare di essere una madre single, con un lavoro precario, senza aiuto né compagnia in una città nuova e impietosa. Per inseguire quella libertà clandestina allora ogni volta osa di piú. Ma quanto lontano può spingersi, fino a quando può scherzare con il fuoco? «Vicino, vicino». Lei tenta di ignorare quella voce flebile che la implora dall’altra stanza, ma sa che non resisterà a lungo. Si alzerà nel cuore della notte per andare dal suo bambino di due anni. Per prendergli la mano, rassicurarlo: la mamma è qui, dove vuoi che vada? Preferisce non immaginare cosa succederebbe se il bambino si svegliasse durante le sue uscite notturne. A volte, infatti, le capita di fare due passi intorno all’isolato, qualche minuto, per prendere un po’ d’aria. Non è una madre irresponsabile e sa che lasciarlo da solo è rischioso, ma a volte sente il bisogno di allontanarsi da quel nido soffocante, da quell’appartamento che è rifugio e prigione al tempo stesso. Perché da quando è nato il bambino, vive con lui in una simbiosi totale: il suo compagno l’ha abbandonata, in città non ha famiglia né amici, non può permettersi la retta dell’asilo o di pagare una baby-sitter e non riesce a dedicare il tempo necessario al suo lavoro, già precario, di grafica freelance. E il mondo sembra accanirsi contro di lei: la burocrazia è un rebus irrisolvibile che l’affligge, i vicini le lanciano sguardi di biasimo – «è la madre sola del sesto» -, una svista le è valsa l’ostilità dei genitori al parco – il piccolo è caduto dallo scivolo, succede quando le madri sono «tutte prese dal loro smartphone» -, impiegati di banca e ufficiali giudiziari fanno a gara per ricordarle che sta esaurendo le risorse. In cerca di confronto – e conforto -, la protagonista ricorre a internet, legge sui forum le opinioni di altre con una situazione analoga alla sua. Ma anche in rete si imbatte in un muro di ipocrisia e perbenismo. Avvilita, scorre i commenti crudeli di chi si scaglia contro le madri single che non riescono a organizzarsi, che sanno solo piangersi addosso, che alla fine se la sono cercata. Tra senso di colpa e voglia di libertà, la donna continua allora a concedersi quelle evasioni imprudenti. Ma la meta è ogni volta piú lontana, e sempre di piú il tempo che il bambino passa da solo in casa. Fino al giorno in cui è impossibile tornare indietro… Carole Fives è nata nel 1971 a Le Touquet, nel Pas-de-Calais, e vive a Lione. Si è laureata in filosofia e ha ottenuto il diploma presso l'Accademia di belle arti di Parigi. Autrice di romanzi e racconti, per Gallimard ha pubblicato nel 2014 C'est dimanche et je n'y suis pour rien (È domenica e non è colpa mia) e nel 2017 Une femme au téléphone (Una donna al telefono). Fino all'alba, nel 2018 finalista al Prix Médicis e al Prix Wepler, è il suo quarto romanzo. |
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