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Giulio Einaudi
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Jonathan LittellUna vecchia storiaUn uomo esce da una piscina, si veste, e si mette a correre lungo un corridoio grigio. Apre delle porte, che si spalancano su luoghi piú o meno prevedibili, come tanti palcoscenici che ospitano recite quotidiane: una famiglia, una coppia, una guerra, una solitudine. Poi, la corsa si arresta e tutto ricomincia. Sette capitoli per sette variazioni. O meglio, sette cambiamenti di prospettiva per raccontare una storia «vecchia», ma necessaria: la vita. Come sottotitolo, queste parole: «Nuova versione». Cosa significano? «Nuova» rimanda evidentemente a un’altra versione, a una versione «originale». Ma che differenza intende sottolineare? Il «nuovo» libro cancella forse il «primo», che quindi ne sarebbe solo una parte, o un tentativo non riuscito, incompleto? Se scrivere un libro è un’esperienza, la sua pubblicazione vi pone termine, in modo definitivo. Per Une vieille histoire, un racconto in due capitoli uscito nel 2012, invece, non è stato cosí. Perché, non lo so; sta di fatto che un giorno ho constatato che il testo, simile a uno spettro senza pace, continuava misteriosamente a produrre. Perciò ho dovuto rimettermi a scrivere, come se non ci fosse stato già un libro. Curiosa esperienza. Piú che una continuità, un cambiamento di schema. Resta immutato l’impianto: in ogni capitolo, ora diventati sette, un narratore esce da una piscina, si riveste, e comincia a correre in un corridoio grigio. Scopre porte, che si aprono su territori (la casa, la camera d’albergo, il monolocale, uno spazio piú ampio, una città o una zona selvaggia), luoghi in cui si consumano e si riconsumano, all’infinito, i rapporti umani piú essenziali (la famiglia, la coppia, la solitudine, il gruppo, la guerra). Esplorati quei territori, esauriti quei rapporti, la corsa si conclude: nella piscina, com’è ovvio. Poi tutto ricomincia. Uguale, ma non del tutto. Sette, però, non è semplicemente due piú cinque. La trama, che intesse il concatenarsi dei territori e dei rapporti umani, si addensa, si ramifica. I dati piú fondamentali (il sesso, l’età stessa del narratore o dei narratori) diventano instabili, proliferano, mutano, poi si ripetono in una forma ogni volta rinnovata, alterata. La corsa, in partenza sterile, diventa ricerca, ma di che cosa? Di un varco, forse, probabilmente impossibile, o quanto mai effimero, ma tanto piú necessario. |
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