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Cesare Pavese
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Massimo BucciantiniUn Galileo a MilanoMilano, 21 aprile 1963. Una domenica sera. Sul palcoscenico del Piccolo Teatro una compagnia di oltre quarantacinque attori, un coro di bambini, e poi mimi, acrobati e un nano mettevano in scena Vita di Galileo di Bertolt Brecht con la regia di Giorgio Strehler. Era la prima volta che veniva rappresentata in Italia. Preceduto da prove interminabili che portarono alla chiusura del teatro per quaranta giorni, lo spettacolo durò oltre cinque ore e venne salutato da interminabili applausi. Ma fu molto piú di una rappresentazione teatrale. In quelle settimane accorati appelli giunsero all'arcivescovo di Milano perché intervenisse a mettere fine a quello che veniva considerato uno scandalo. Tant'è che in alcune chiese gruppi di fedeli organizzarono perfino delle veglie nel tentativo di esorcizzarlo. Tutto ciò accadeva in una delle città piú innovative d'Europa, crocevia di idee, volano della crescita economica italiana e laboratorio politico, dove a partire dal 1960 si stava sperimentando la prima giunta di centro-sinistra. Dentro a questo scenario un poeta e scrittore come Brecht e una figura- mito come Galileo, simbolo della battaglia per la libertà della scienza, svolsero un ruolo di primo piano. Un Galileo a Milano, dunque. Ovvero quello di Bertolt Brecht. Anzi, per essere piú precisi, di Strehler e Brecht. Perché accanto a Brecht è soprattutto Strehler - e con lui Paolo Grassi - il protagonista di questo libro. Massimo Bucciantini insegna Storia della scienza all'Università di Siena. Per Einaudi ha pubblicato Galileo e Keplero («Biblioteca di cultura storica», 2003), Lezione Primo Levi («Fuori Collana», 2011), Esperimento Auschwitz (2011), Il telescopio di Galileo («PBE», 2012, con Michele Camerota e Franco Giudice), Campo dei Fiori («Saggi», 2015) e Un Galileo a Milnao («Saggi», 2017). Collabora alla «Domenica» del «Sole 24 Ore». |
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Recensioni articolo di Franco Marcoaldi su la Repubblica. (leggi) |
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