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Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quello che ha da dire.
Italo Calvino
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Franco Cordelli Una sostanza sottile Ricostruire una vita significa provare a sciogliere la rete di fili sottili che nel tempo s'intrecciano tra loro fino ad aggrovigliarsi in tanti nodi. Oppure, significa sciogliere quei fili per poi riavvolgerli nel modo appropriato. Ma anche far luce sui vuoti, su quel che poteva essere e non è stato. «Ciò che importa sono le relazioni, non c'è altro: come le cose e le persone si legano tra loro». A parlarsi, in questo romanzo, sono un padre e una figlia. E lo fanno come fosse la prima volta, esplorando, sospinti dall'audacia della maturità e della giovinezza, e da una familiarità prima sconosciuta, ora piú intima. Si incontrano in Provenza, un luogo per entrambi lontano ma da entrambi amato. Lui, benché distratto, si guarda alle spalle per consegnare la propria storia a lei, Irène, per dirle tutto quello che non ha mai saputo o immaginato. Ma il racconto di sé, inevitabilmente, non può prescindere da lacerazioni e rotture, da divisioni dell'anima che si esprimono in continue divagazioni e dubbi, dando vita a una narrazione che obbedisce alla circolarità e che fa i conti con i difetti della memoria. A lei, quindi, il compito di raccogliere il flusso dei ricordi, di ascoltarlo e sollecitarlo con domande sempre nuove, di allargare quella trama di cui è intessuta ogni esistenza facendo però attenzione a non aprirla troppo. E cosí, sullo sfondo delle bianche mura di Avignone e dei paesini sferzati dal vento, si dipana un'anamnesi che è anche sentimentale e filosofica: i viaggi, i romanzi, le donne, gli autori piú amati, gli affetti perduti, gli incontri fortuiti; e ancora e soprattutto le sconfitte patite nel corpo e nelle illusioni, quella dimensione liminare fra la vita e la morte a lungo indagata nel corso di una degenza in ospedale. Perché, se non si può rovesciare l'ovvio, non si può neanche dimenticare «quanto accade nella staticità, nell'impedimento, nella prigionia». Un romanzo dall'ampia struttura reticolare nelle cui maglie ci si perde e ritrova, e una scrittura che s'innalza e ridiscende come un brano musicale. Franco Cordelli, romano del 1943, è critico teatrale e letterario sulle principali testate quotidiane. Nel 1973 esordisce con Procida, «giallo» in forma diaristica, cui hanno fatto seguito: Le forze in campo (1979), I puri spiriti (1982), Pinkerton (1986), Guerre lontane (1990), Un inchino a terra (1999) e Una sostanaza sottile (2016). Testi drammaturgici sono raccolti in Diderot Dondero (quattro commedie) (1993). Due sono le raccolte di saggi letterari: Partenze eroiche (1980) e La democrazia magica (1996). Del suo ruolo di animatore del Festival dei poeti di Castelporziano testimoniano Il poeta postumo (1978), l'antologia, curata con A. Berardinelli Il pubblico della poesia e il libro di poesia Fuoco celeste. |
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Recensioni recensione di Andrea Cortellessa su La Stampa. (leggi)
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