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Ecco quello che non si dovrebbe mai cessare di essere: dei lettori, dei lettori puri, che leggono per leggere, che sanno leggere che, insomma, leggono e basta...
Charles Péguy
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Carlo Repetti Il ponte di Picaflor «Picaflor è un paese che ha il nome di un uccello che volando sta immobile sui fiori e col suo lungo becco sottile ne beve il succo. Di Picaflor già parlavano i racconti degli uomini a cavallo che arrivarono un giorno dall'Europa. Picaflor è l'ultimo paese e dicono che di là, dopo la foresta dell'altipiano, tutto il mondo finisce a strapiombo nel vuoto». Giorgio, da quando ha lasciato la moglie e il negozio di scatole di tonno e sardine, è stato assorbito dalla solitudine del suo lavoro di assicuratore. È diventato grassoccio e quasi calvo, vive annoiato, con la sola fuga felice nella lettura di romanzi, che divora. Ma l'arrivo di alcune lettere da oltreoceano, scritte in uno spagnolo molto semplice, che contengono una strana richiesta di aiuto, lo spingono a rompere la routine e a intraprendere un viaggio - come dice il biglietto - con «destino Picaflor». Un aereo di linea, un velivolo traballante, un rosso treno a vapore, una vecchia corriera senza fermate prestabilite e un lento battello dal nome battagliero di Valchiria, sono i suoi mezzi di trasporto. Ecco, infine, Picaflor. Ma cos'è questo paese perduto, quale il segreto del suo ponte? Giorgio lo scoprirà a poco a poco nel rapporto con una moltitudine di personaggi inaspettati: l'inventore Humberto Flores, il vecchio medico Eustasio Solana, l'affascinante Petra, Padre Crescencio il «prete loco», l'inquietante Serapio Gandara e perfino gli scheletri ambulanti di un contadino e del suo mulo. Picaflor, fra pappagalli, fiori e vegetazione fittissima, è magica e reale al tempo stesso, come lo è la Macondo di García Márquez. Carlo Repetti è nato a Genova nel 1947. Inizia nel 1971 a lavorare al Teatro Stabile di Genova di cui è stato, dal 2000 al 2014, direttore. Autore di testi teatrali messi in scena dal Teatro Stabile di Genova, dal Teatro dell'Archivolto e dal Festival di Spoleto, fra cui Borges, autoritratto del mondo, Inverni, Verso la fine dell'estate, ha tradotto dal francese e dall'inglese numerose pièce teatrali.
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