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James AckermanLa villaLuogo riservato al riposo, allo svago, all'otium, ma anche simbolo di potere politico o economico, la villa riflette, nel corso dei secoli, i mutamenti del gusto e delle esigenze di chi la abita. La sua struttura architettonica e la posizione che occupa nel paesaggio risultano infatti, fin dall'antichità, intimamente correlate a precisi contesti culturali e segno tangibile di una volontà di affermazione e di dominio dell'ambiente circostante. Descriverne le forme significa dunque, in primo luogo, descrivere le abitudini e le esigenze dei proprietari. Partendo da questi presupposti, Ackerman analizza i caratteri comuni e gli elementi specifici che, dall'epoca romana alle realizzazioni di Frank Lloyd Wright, hanno caratterizzato questo tipo di edificio. Ne risulta un quadro complesso e contraddittorio: da una parte la molteplicità di forme che la villa ha assunto nella storia, dall'altra l'impressione che l'ideologia sottesa alla vita di campagna sia rimasta sostanzialmente immutata dalle origini a oggi. Di qui la necessità di approfondire, anche attraverso esempi letterari, il senso della vita in villa, sempre in bilico tra i piaceri della vita di campagna e le necessità dell'agricoltura. L'indagine prende avvio da esempi romani, quali i Tusci e il Laurentinum di Plinio il Giovane, e prosegue analizzando le ville medicee, quelle palladiane, italiane prima e poi inglesi, e quindi gli esempi statunitensi di villa e giardino romantici; infine l'autore si sofferma sui tentativi opposti di Le Corbusier, impegnato a estraniare, idealmente e strutturalmente, l'edificio dalla natura, e di Wright, che nella celebre Casa sulla cascata, in Pennsylvania, punta a raggiungere un'armonia simbiotica tra paesaggio e architettura. James S. Ackerman, nato a San Francisco nel 1919, è stato Slade Professor alla Cambridge University e ha in seguito insegnato Storia dell'arte alla Harvard University, dove è Arthur Kingsley Professor of Fine Arts, Emeritus. Si è ritirato dall'insegnamento nel 1990. Ha vissuto molti anni in Italia, dove ha condotto gli studi da cui sono nate le sue opere piú importanti, tra cui ricordiamo L'architettura di Michelangelo (Einaudi, 1968), Palladio (Einaudi, 1972 e 2000), Punti di distanza. Saggi sull'architettura e l'arte d'Occidente (Electa, 2001), Architettura e disegno. La rappresentazione da Vitruvio a Gehry (Electa, 2003) e La villa (Einaudi 2013). Nel 2001 gli è stato assegnato il Premio Balzan per la storia dell'architettura e nel 2008 la Biennale di Venezia gli ha conferito il Leone d'oro per i suoi contributi all'architettura. È membro della British Academy, della Royal Academy of Arts, del Centro Internazionale di Studi di Architettura di Vicenza, dell'Ateneo Veneto e dell'Accademia Nazionale di San Luca di Roma.
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