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Cesare Pavese
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Sigmund Freud L'uomo del lupi Dalla storia di una nevrosi infantile «I sogni apparentemente innocenti si rivelano maliziosi, se ci si sforza di interpretarli. Si potrebbe dire che sono lupi in veste d'agnelli». Un uomo sdraiato nel letto, una finestra che si apre di colpo, e sei o sette spaventosi lupi bianchi seduti su un grosso noce. Ecco il sogno che dà l'appellativo di «uomo dei lupi» a Sergej Pankejev, un giovane russo molto ricco, incapace di affrontare la vita, che si rivolge per la prima volta a Sigmund Freud all'inizio del 1910. Aiutando a rievocare eventi drammatici del passato e a riportare alla luce aneddoti rimossi dell'infanzia, il padre della psicoanalisi accompagna il paziente fino al superamento dei problemi, con un metodo di ricostruzione della realtà che, come nel piú appassionante dei gialli, parte dal racconto per ristabilire i fatti. Il caso simbolo di tutte le teorie freudiane sulla nevrosi. Un resoconto clinico che si legge con la meraviglia di un'opera letteraria. Di Sigmund Freud (1856-1939) sono disponibili nel catalogo Einaudi: una nuova traduzione del Disagio nella civiltà, a cura di Stefano Mistura (2010); Racconti analitici, a cura di Mario Lavagetto (2011), dove viene presentata per la prima volta la traduzione integrale del Diario dell'uomo dei topi; L'interpretazione dei sogni (2012); Psicologia delle masse e analisi dell'Io, a cura di Davide Tarizzo (2013); L'uomo dei lupi (2014). |
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