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Ogni libro è un capitale che silenziosamente ci dorme accanto, ma che produce interessi incalcolabili.
Johann Wolfgang Goethe
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Charles-Augustin Sainte-BeuvePort-RoyalPort-Royal è lo specchio della Francia nel suo secolo d'oro, ma è anche uno specchio universale dell'umanità. «Parlare di evento è poco. Il Port-Royal è uno dei rarissimi capolavori della storiografia di ogni tempo e di ogni paese; e va posto accanto ai libri supremi; Erodoto, Tucidide, Senofonte, Curzio Rufo, Ammiano Marcellino, Bede, Liutprando, Guicciardini, Gibbon. Sainte-Beuve grande critico letterario, grande storico della cultura, soprattutto grande scrittore. In questa meticolosa ricostruzione del monastero più famoso e controverso d'Europa nel Seicento, a cui lavorò per gran parte della sua vita, non mancano l'erudizione, il ricorso ai documenti, la contestualizzazione politica e teologica. Ma ciò che ne fa un capolavoro della letteratura è proprio la scrittura: franta, modernissima, con un forte piglio di oralità, capace di condensare riflessioni profonde in poche righe e di rendere vivacemente le caratteristiche fisiche e psicologiche di personaggi sommi come Pascal, Molière e Racine, ma anche delle figure più oscure. Port-Royal è dunque lo specchio della Francia nel suo secolo d'oro, ma è anche uno specchio universale dell'umanità. E non è un caso che per molti lettori quest'opera sia diventata di culto, a prescindere dagli interessi religiosi (d'altronde Sainte-Beuve, per quanto appassionato ai percorsi dello spirito, aveva una visione laica del mondo e della storia). Così Gide affermava di leggere Port-Royal almeno un'ora al giorno, traendone «ad ogni svolta di sentiero osservazioni e vedute di una meravigliosa sagacia». E Gianfranco Contini, intervistato da Ludovica Ripa di Meana su quale fosse il libro più amato, lui che tanti ne aveva letti, rispose: «Port-Royal per me è il più gran libro che sia stato scritto, il più nutriente per qualunque momento della vita». E all'intervistatrice che gli preannunciava di volerlo leggere aggiunse: «Fortunata! che ha ancora da leggere uno dei capolavori dello spirito umano». Charles-Augustin Sainte-Beuve nasce a Boulogne-sur-Mer, in Piccardia, nel 1804. Intellettuale di scuola romantica, amico di Victor Hugo, diventa il critico più famoso di Francia con il Tableau historique et critique de la poésie française et du théâtre français au XVI siècle (1828) e soprattutto con la serie in cinque volumi di Critiques et Portraits littéraires, uscita a più riprese negli anni Trenta e ampliata nel decennio successivo con i Portraits de femmes e con i Portraits contemporains. Nel 1845 viene accolto all'Académie française. Nel 1851 dà avvio alla pubblicazione delle Causeries du Lundi, inizialmente scritte per i giornali e poi raccolte in numerosi volumi. Nel 1854 è chiamato a insegnare poesia latina al Collège de France e nel 1858 all'École Normale. Nel 1861 pubblica Chateaubriand et son groupe littéraire sous l'Empire. Quattro anni dopo è nominato senatore. Nel 1869 muore, a Parigi. Nel 2011 esce per Einaudi Port-Royal. L'edizione di quest'opera, originata da un corso tenuto da Sainte-Beuve all'Università di Losanna, iniziò a essere pubblicata nel 1840 e venne completata, in sette volumi, nel 1867. |
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