Stefano Levi Della Torre

Laicità, grazie a Dio

Una laicità che non si ripara dalla fede con un rifiuto pregiudiziale, ma capace, al contrario, di un confronto a tutto campo e corpo a corpo con la religione e con il suo potere simbolico e politico.

La laicità non si riduce a metodo, è piuttosto una forma del pensiero e della coscienza che interpreta il mondo, come per altro fa anche lo spirito credente. Ma il laico non esclude il credente, né il credente il laico: sono consanguinei che interferiscono tra loro anche nella stessa persona, e litigano come Giacobbe ed Esaú nel ventre della stessa madre. L'uno col vessillo del conoscere, l'altro col vessillo del credere, ma entrambi fanno l'una e l'altra cosa, in luoghi però diversi della mente e del cuore. Talvolta il laico e il credente si spartiscono il territorio (a questo le cose del mondo, a quello le cose di Dio) per un compromesso di pace, ma a rischio di falsificare le rispettive nature che, per entrambi, sono invadenti e pervasive. Ma è nella laicità che spirito critico e fedi ideologiche e religiose trovano le condizioni civili della loro convivenza conflittuale.

Stefano Levi Della Torre (Torino 1942) è docente al Politecnico di Milano, città dove vive. È pittore e scrittore di saggi. Tra le sue pubblicazioni: Essere fuori luogo. Il dilemma ebraico tra diaspora e ritorno, Donzelli 1995 (Premio Pozzale - Luigi Russo 1995); Zone di turbolenza. Intrecci, somiglianze, conflitti, Feltrinelli 2003; Il forno di Akhnai. Una discussione talmudica sulla catastrofe (con Joseph Bali e Vicky Franzinetti), Giuntina 2010. Per Einaudi ha pubblicato Laicità, grazie a Dio (Vele, 2012).