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Fitzek, Il cacciatore di occhi

collana: Stile libero big 
editore: Einaudi
data pubblicazione: 2012
pagine: 384
prezzo: € 19,00
ISBN: 9788806212858
a cura di:
traduzione di: Enrico Ganni
argomento: narrativa straniera
formato: brossura

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Sebastian Fitzek

Il cacciatore di occhi

 

«Nei miei libri gli eventi si susseguono senza sosta, portano il lettore di fronte a una porta che non può non aprire. Gioco con i delitti della mente, proietto le follie, le paure, le angosce del passato». Sebastian Fitzek, «La Repubblica»

Dal maestro tedesco dello psicothriller, campione di incassi nel suo paese e oggetto di un autentico culto, un romanzo agghiacciante, nel quale niente è quel che sembra, e la soluzione piú semplice è sempre quella sbagliata.

Frank Lahmann e Zarin Suker hanno molto in comune: sono due psicopatici, crudeli, spinti da un desiderio di morte e vendetta che affonda le sue radici malate nella loro infanzia. E, per diverse ragioni, sono ossessionati dagli occhi delle loro vittime. Alina Gregoriev, una fisioterapista cieca, ha il compito di trovare le prove per incastrare Suker, interrompendone la catena di violenze. Alexander Zorbach deve trovare a ogni costo il serial killer Lahmann, che ha ucciso sua moglie e gli ha rapito il figlio. Ma l'uomo, che la stampa ha ribattezzato il «Collezionista di occhi», sembra conoscerne in anticipo le mosse, e si diverte a giocare con lui come il gatto col topo. Alina e Alexander hanno già lavorato insieme, e insieme hanno scoperto che dietro i delitti del Collezionista c'era Lahmann. Ma ora sono presi tra due fronti, e con il crescente sospetto che i loro nemici, ben lungi dall'essere ignari uno dell'altro, agiscano seguendo un unico, folle disegno.

Quando presento un libro, una delle domande piú frequenti è: «Ma scusi, non bisogna avere qualche rotella fuori posto per scrivere un romanzo cosí?»
Di solito rispondo: «Pensi alle sue di rotelle, visto che per leggerlo spende addirittura dei soldi».
Ma lo ammetto: la diffidenza nei miei confronti è grande. Come fa uno con una faccia da ingenuo come la mia a scrivere addirittura un thriller psicologico?
Fatemi dare la riposta standard che usavo a scuola: «Non lo so!»
Ho una vaga idea del perché ci piace stare in poltrona in compagnia di assassini seriali e stupratori; del perché nel nostro tempo libero ci immergiamo negli abissi dell’animo umano: perché abbiamo bisogno di parafulmini. Qualcosa che canalizzi le nostre paur e reali, che possiamo scaricare in un ambiente sicuro e che una volta completata la lettura possiamo rimettere sullo scaffale insieme al libro. Ma forse il mio è solo un pio desiderio e noi in realtà abbiamo davvero un lato oscuro da sfogare. Io lo faccio scrivendo, voi leggendo. In ogni caso – me lo ha confermato di recente una psicologa durante una presentazione a Vienna – i buoni siamo noi. Dovremmo piuttosto preoccuparci degli altri, di quelli che non hanno valvole di sfogo, che non leggono e non scrivono thriller e si tengono tutto dentro.

Sebastian Fitzek

Fenomeno letterario in molti Paesi d’Europa, Sebastian Fitzek è stato più volte definito il nuovo maestro dello psico-thriller. Di certo, Fitzek è un maestro della suspense, dell’intreccio, del «niente è come sembra». Ma la sua scrittura non sbaglia un colpo neppure quando si sfila dall’azione per raccontarci quello che passa nella mente – e nel corpo – dei suoi personaggi. La sofferenza di un padre annientato dalla perdita di un figlio; le percezioni amplificate di una ragazza cieca, il suo modo di imparare lo spazio e muoversi al suo interno; persino le motivazioni distorte che orientano le azioni di uno psicopatico.

Eppure è lo stesso Fitzek sembra voler oltrepassare i limiti imposti da questa definizione, in una pagina de Il cacciatore di occhi : «In passato aveva sempre riso degli psico-thriller che piacevano tanto a John e nei quali di solito c’era una spiegazione razionale al male apparentemente incomprensibile, - pensa uno dei suoi personaggi. - Per qualche motivo, gli esseri umani fanno meno fatica ad accettare l’esistenza fra loro di un pedofilo se nella sua infanzia si scopre un trauma, che ad ammettere la pura e semplice malvagità naturale di certi soggetti abietti. Non ci si vuole rendere conto che in alcuni la voglia di seviziare e uccidere è innata come il colore degli occhi o il fatto di usare la mano destra». Un brano che è quasi una dichiarazione di poetica con cui Fitzek annuncia che sì, lo psico-thriller è un genere in cui si muove benissimo, ma sa fare di più. Sa, come ha scritto la stampa tedesca, «portare all’estremo la nostra idea di dolore».
È questo che rende i romanzi di Fitzek davvero sconvolgenti: con la sua scrittura ci induce, pagina dopo pagine, ad azzardare ipotesi di una crudeltà di cui non ci reputavamo capaci. E poi, quando ci ha costretti a toccare il fondo più nero della nostra immaginazione e a pensare che «peggio di così non può essere», ci mostra che l’essere umano, nella sua ferocia, sa sempre superare se stesso.

 

Sebastian Fitzek (1971) è autore di numerosi thriller psicologici: La terapia (2007), Il ladro di anime (2009), Il bambino (2009), Schegge (2010), Il gioco degli occhi (2011) pubblicati da Elliot. Con il romanzo Il cacciatore di occhi (2012) è passato a Einaudi Stile Libero, che nel 2013 ha pubblicato anche Il sonnambulo.

 

dello stesso autore nel catalogo Einaudi

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