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In fondo, il mondo è fatto per finire in un bel libro.
Stéphane Mallarmé
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AnonimoUn'altra storia di RomaOrigo Gentis Romanae
Considerato per lungo tempo un falso allestito in età umanistica, l'Origo gentis Romanae è in realtà un breve scritto tardoantico che utilizza fonti erudite di età repubblicana, altrimenti perdute, per raccontare la storia piú antica del Lazio, dall'arrivo in quella regione di Giano e Saturno fino alla fondazione di Roma da parte di Romolo e Remo. L'Origo gentis Romanae è una preziosa testimonianza di varianti dimenticate del mito, l'unico testo che ci consente di intravvedere racconti cancellati a un certo punto dalla vulgata che si impose con Tito Livio. I racconti sulle origini di Roma erano già antichi quando i primi autori della letteratura latina - storici come Fabio Pittore o poeti come Nevio - provvidero a fissarli per la prima volta in forma scritta, nella seconda metà del III secolo a.C.; e nei secoli successivi hanno continuato senza sosta a evolversi, modificarsi, arricchirsi. È solo il naufragio di questa amplissima produzione letteraria, della quale possediamo oggi soltanto una manciata di frammenti, ad aver artificialmente semplificato il quadro, inducendo l'erronea opinione che la variante infine affermatasi come standard fosse anche l'unica elaborata dalla cultura latina. In realtà, su quel segmento della propria vicenda piú remota i Romani avevano lavorato per secoli: e come sempre accade nel caso del mito, questo lavoro aveva prodotto una miriade di varianti, di sviluppi rimasti isolati o invece di tradizioni parallele che convivevano fianco a fianco.
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