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Michele Ainis La piccola eguaglianza Bisogna puntare a una prospettiva di «eguaglianza molecolare»: fra categorie, fra gruppi, fra blocchi sociali. Non fra gli individui, non per la generalità degli esseri umani. Una proposta minima, ma niente affatto minimale. Eguaglianza «aritmetica» o «proporzionale», secondo la distinzione di Aristotele? Nel punto d'arrivo o di partenza? Verso l'alto o verso il basso, come vorrebbero le teorie della decrescita? Se due mansioni identiche ricevono retribuzioni differenti, dovremmo elevare la peggiore o abbassare la piú alta? Ed è giusto che una contravvenzione per sosta vietata pesi allo stesso modo per il ricco e per il povero? Sono giuste le gabbie salariali, il reddito di cittadinanza, le pari opportunità? E davvero può coltivarsi l'eguaglianza fra rappresentante e rappresentato, l'idea che «uno vale uno», come sostiene il Movimento 5 Stelle? In che modo usare gli strumenti della democrazia diretta, del sorteggio e della rotazione delle cariche per rimuovere i privilegi dei politici? Tra snodi teorici ed esempi concreti Michele Ainis ci consegna una fotografia delle disparità di fatto, illuminando la galassia di questioni legate al principio di eguaglianza. Puntando l'indice sull'antica ostilità della destra, sulla nuova indifferenza della sinistra verso quel principio. E prospettando infine una «piccola eguaglianza» fra categorie e blocchi sociali, a vantaggio dei gruppi piú deboli. Una proposta che può avere effetti dirompenti.
Michele Ainis, costituzionalista, è ordinario nell'Università di Roma Tre. Ha pubblicato una ventina di volumi - gli ultimi sono Romanzo nazionale (Dalai, 2013) e La piccola eguaglianza (Einaudi, 2015). È editorialista del «Corriere della Sera» e dell'«Espresso». |
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