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Lucio Anneo Seneca
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Jonathan FranzenIl progetto KrausPerché leggere Karl Kraus? Perché farsi coinvolgere dalla sua rabbia? Cos'hanno in comune il nostro mondo e la Vienna d'inizio Novecento? E sono ancora attuali gli allarmi apocalittici che Kraus lanciava dalle colonne della sua rivista, tuonando contro la tecnologia e la macchina infernale dell'informazione? Jonathan Franzen rilegge Kraus con acume polemico e molta ironia. Tra autobiografia e critica culturale, questo libro è una guida imprescindibile all'universo del Grande Odiatore e insieme il racconto della passione intellettuale di un lettore d'eccezione. «La vera rabbia, la rabbia come stile di vita, mi rimase estranea fino a un pomeriggio di aprile del 1982». Jonathan Franzen aveva ventidue anni, si trovava in Germania con una borsa di studio ed era diretto a Berlino, dove avrebbe seguito un corso su Karl Kraus. Leggere i saggi dello scrittore viennese, per il giovane Franzen, fu come scoprire un'altra lingua straniera celata all'interno del tedesco. Tra il 1899 e il 1936, attraverso la rivista «Die Fackel», Karl Kraus si era imposto nel mondo culturale germanofono come il Grande Odiatore, censore della banalità e della manipolazione, fustigatore del giornalismo dozzinale. Ammirato da Benjamin e Kafka, oscuro e criptico, Kraus era nondimeno un profeta lungimirante, e in questo libro Franzen mette in evidenza tutta l'attualità del suo pensiero. Il principale obiettivo polemico di Kraus era la macchina infernale dei giornali, «il disonesto abbinamento degli ideali illuministi con l'incessante e ingegnosa ricerca di profitto e potere». In modo simile, nota Franzen, nel consumismo tecnologico di oggi, in internet e nei social media, trionfa una retorica umanistica fatta di «creatività», «libertà», «connessione», «democrazia» che crea dipendenza e asseconda i peggiori istinti delle persone (molto di piú di quanto non abbiano mai fatto i giornali). Rivisitando la propria passione giovanile, Franzen ne prende in una certa misura le distanze. In fondo Kraus non ha mai praticato l'arte del romanzo, e quindi il lavoro mentale che il romanzo presuppone: quello di immaginarsi nei panni degli altri. Un esercizio incompatibile con «la rabbia come stile di vita». Resta tuttavia una «fastidiosa sensazione»: e se gli allarmi apocalittici di Kraus cogliessero nel segno? «Nel mio piccolo angolo di mondo, quello della narrativa americana, Jeff Bezos di Amazon non sarà forse l'Anticristo, ma sicuramente ricorda uno dei quattro cavalieri dell'Apocalisse». Jonathan Franzen vive a New York. Oltre a Le correzioni (Einaudi, «Supercoralli» 2002 e «Super ET» 2005) ha scritto i romanzi La ventisettesima città (già Mondadori, ora negli «ET Scrittori») e Forte movimento («Supercoralli» ed «ET Scrittori»). Pubblica regolarmente racconti e saggi su «The New Yorker» e su «Harper's». Nel 2003 Einaudi ha pubblicato la raccolta di saggi Come stare soli, nel 2006 il memoir Zona disagio («Supercoralli» e «ET Scrittori»), nel 2011 Libertà («Supercoralli», ripubblicato nei «Numeri Primi» nel 2012) e nel 2012 Più lontano ancora («Frontiere», ripubblicato negli «ET Scrittori» nel 2014). Nel 2013 è uscito Il cervello di mio padre, per la nuova collana digitale dei Quanti Einaudi. Ha annotato i saggi di Kraus raccolti nel volume Il progetto Kraus (Einaudi, 2014) con il contributo di Paul Reitter e Daniel Kehlmann. Nell'edizione originale ha anche tradotto i testi in inglese. |
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Recensioni «Sulle tracce di Karl Kraus» di Gino Ruozzi - Il sole 24 ore Domenica 29/06/14 |
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dello stesso autore nel catalogo Einaudi
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