Faulkner, Go Down Moses

collana: Letture Einaudi  
editore: Einaudi
data pubblicazione: 2013
pagine:  XXVI - 350
prezzo: € 22,00
ISBN: 978880621545
prefazione di: Nadia Fusini
traduzione di:  Nadia Fusini
traduzione di:  Maurizio Ascari
argomento: narrativa straniera
formato: brossura
per l'acquisto scegli tra:
  
fuori catalogo


 

William Faulkner

Go down, Moses


«Ci sapeva fare, il vecchio Faulkner, e questa storia ve la ritroverete addosso come di rado vi sarà successo».
Alessandro Baricco

Il libro - una raccolta di sette storie che insieme compongono il mosaico di una saga familiare in cui i protagonisti ritornano e ricorrono - racconta il sud degli Stati Uniti e la profonda divisione tra bianchi e neri attraverso le vicende dei discendenti di Carothers McCaslin, capostipite di una dinastia che genererà un figlio bianco e un figlio di colore. Il bianco, Ike, destinato ad ereditare tutti i possedimenti di famiglia, deciderà però di rifiutare il suo privilegio di nascita e di abbandonare tutto quello che conosce, abbracciando quell'«anima nera» che lo renderà, agli occhi dei suoi «simili», «un essere che non vale niente. Meno di niente. Senz'altro, non un uomo», come scrive la traduttrice Nadia Fusini nella prefazione al volume.


Il titolo è la citazione di un vecchio spiritual e dà la temperatura di questo libro, svela fin dall'inizio la sua anima «nera» e la sua vocazione biblica, due componenti fondamentali della scrittura di Faulkner. Go down, Moses è un romanzo fatto di storie apparentemente separate ma connesse fra loro e con personaggi ricorrenti. Una saga familiare che trova un punto di incandescenza nel racconto L'orso, uno dei vertici della narrativa faulkneriana e della letteratura del Novecento. Il rapporto tra uomo e natura diventa in queste pagine emozionante e avventuroso, ma anche qualcosa di solenne, di primitivo, di sacro. Un rito purificatore attraverso cui l'uomo bianco vorrebbe rinunciare ai propri privilegi, espiare, cercare un destino diverso da quello stabilito dai padri.

Nel Sud di Faulkner bianchi e neri non si pensano della medesima specie, eppure sono fratelli. È stato Carothers McCaslin, il capostipite della dinastia, a generare il figlio bianco e il figlio nero, due fratellastri di colore diverso che abitano la stessa terra. Ma la terra dovrà andare al figlio bianco, l'unico intestatario del nome paterno. Senonché Ike McCaslin rinuncia, rifiuta il suo privilegio. L'orso, forse la più bella delle storie mai scritte da Faulkner, racconta la sua iniziazione alla natura selvaggia e insieme l'atroce realizzazione della violenza insita nella sua nascita. Come scrive Nadia Fusini nella prefazione: «Cominciando dalle ultime volontà del capostipite McCaslin, passando per le stravaganti gesticolazioni di libertà vigilata dei suoi eredi, tra i quali suo padre, Ike legge, esamina, decifra i segni dell'eredità. Ike non è colto di sorpresa dal passato rimosso, gli va incontro volontariamente, lo conosce. E sceglie che no, lui a quel complesso viluppo di identità e possesso, a quei beni e a quei titoli di godimento rinuncia. (...) Quella dentro di sé, contro di sé, è l'unica guerra civile che Ike - l'impolitico - ammetta».

 

William Faulkner nasce a New Albany, Mississippi, nel 1897. Il bisnonno aveva costruito (come imprenditore) una delle più importanti ferrovie del Sud, il nonno aveva fondato la First National Bank, il padre, dopo la vendita della ferrovia di famiglia, era diventato rappresentante della Standard Oil. William cresce a Oxford, Mississippi; lascia le scuole nel 1915 e prosegue a studiare da autodidatta. Lavora nella banca del nonno e nel 1918 comincia a pubblicare poesie e racconti. Dopo un periodo a New Orleans per frequentare Sherwood Anderson e gli ambienti letterari, pubblica il suo primo romanzo, La paga dei soldati (1926), che la madre giudica scandaloso e il padre rifiuta di leggere. Tornato a Oxford, intraprende molti lavori saltuari, come l'imbianchino, il falegname, il fuochista alla centrale elettrica dell'università, ma soprattutto scrive e pubblica ormai con regolarità. Il successo arriva con Santuario (1931). A quel punto viene chiamato a Hollywood come sceneggiatore, e lavorerà al cinema per circa vent'anni, tornando non appena poteva a Oxford, dove morirà nel 1962. Tra i suoi capolavori, L'urlo e il furore (1929), Assalonne, Assalonne! (1936), Gli invitti (1938). Nel 1949 gli è stato assegnato il premio Nobel.

 

Dello stesso autore nel catalogo Einaudi 

Condividi questo articolo su...