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Lucio Anneo Seneca
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Aristofane Le Donne all'Assemblea a cura di Massimo Vetta. Traduzione di Dario Del CornoNelle Ecclesiazuse (Le Donne all’assemblea), rappresentate nel 391 a.C., Aristofane abbandona le grandi costruzioni fantastiche delle Rane, delle Nuvole, degli Uccelli. Guidate dalla protagonista, Prassagora, le donne ateniesi si introducono, travestite da uomini, nell’assemblea popolare, conquistano la maggioranza e impongono alla polis una forma di «comunismo» erotico e alimentare. Ne emerge il quadro di un’Atene decaduta e antieroica, in cui trionfa il fascino meraviglioso della lingua aristofanesca. Massimo Vetta ha insegnato letteratura greca all’Università di Chieti. Le Donne alle Tesmoforie a cura di Dario Del Corno. Traduzione di Dario del Corno Siamo nel secondo giorno della festa femminile delle Tesmoforie ed Euripide si lamenta: teme che le donne lo condannino a morte, per punirlo di aver parlato male di loro. Convince quindi il Parente – un buffone – a vestire abiti femminili e a infiltrarsi come agente segreto. Ed ecco l’assemblea delle Tesmoforie: le donne protestano contro Euripide: il Parente denigra il gentil sesso: viene scoperto ed Euripide è costretto a intervenire; e così via, di trovata in trovata, ognuna più spettacolare e divertente dell’altra. Nelle Donne alle Tesmo forie, la volgarità di Aristofane tocca il suo culmine: la commedia sembra una farsaccia da paese, come spesso le commedie di Shakespeare – ma una fantasia prodigiosa innalza tutto ciò che è volgare e osceno nel regno della vertiginosa follia comica. Carlo Prato è stato professore dell’Università di Lecce e accademico dei Lincei. Le Nuvole a cura di Giulio Guidorizzi. Introduzione e traduzione di Dario Del Corno Le Nuvole, rappresentate alle Dionisie del 423 a.C., si classificarono solo al terzo posto: con dolore di Aristofane, gli Ateniesi non compresero questa commedia ricchissima. Chi la capì fu forse soltanto Socrate, che, secondo una tradizione, rimase in piedi durante tutto lo spettacolo, come a sottolineare che era proprio lui il personaggio satireggiato. A Socrate Aristofane sceglie di avvicinarsi attraverso le parole di Strepsiade, il contadino rozzo e balordo: il testo ha tro vate comiche di una bellezza vertiginosa – Socrate che misura la lunghezza dei salti della pulce, o risolve il problema se le zanzare cantino con la bocca o con il deretano –, dove la volgarità si trasforma in un lirismo comico-fantastico. Giulio Guidorizzi insegna teatro e drammaturgia dell’antichità all’Università di Torino. Le Rane a cura di Dario Del Corno Nell’ultimo scorcio del V secolo a.C. il tracollo militare e la crisi dell’economia e della cultura fanno presagire l’imminente rovina di Atene. Componendo Le Rane, Aristofane immagina che Dioniso scenda nell’oltretomba per riportare Euripide in vita e restituire alla città il suo perduto fulgore. Ma nell’aldilà egli dovrà giudicare la contesa artistica tra Eschilo ed Euripide, mettendo in luce doti e debolezze dei due grandi poeti. Come scrive Del Corno: «La totalità dell’esperienza teatrale è il significato ultimo che Aristofane ha inteso conferire alle Rane: sentendo forse, nella passione estrema della catastrofe d’Atene, che la gloria della città stava nell’invenzione e perfezione di quella forma dell’esistenza che è il teatro». Gli Uccelli a cura di Giuseppe Zanetto. Introduzione e traduzione di Dario Del CornoCon Gli Uccelli, opera di vibrante lirismo e straordinaria fantasia, Aristofane mette in scena un grande sogno collettivo. Nubicuculia, l’aerea città degli uccelli, simile a un gigantesco nido sospeso tra cielo e terra, diviene il simbolo di tutte le aspirazioni umane irrealizzate e, al tempo stesso, qualcosa di ancestrale, un ritorno alle origini sul filo della nostalgia per una patria dolce e materna, calda e morbida «come una pelliccia». Giuseppe Zanetto insegna letteratura greca all’Università degli Studi di Milano. |
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