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Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quello che ha da dire.
Italo Calvino
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L' Anticristo a cura di Gian Luca Potestà e Marco Rizzi Volume I - Il nemico dei tempi finali, testi dal II al IV secolo La Fondazione Valla affronta in tre volumi il più grande mito dell'Occidente antico e medievale: l'Anticristo, che per quasi tredici secoli ha dominato i pensieri, le immaginazioni, le visioni e i deliri della gente cristiana. Esso affonda le sue radici nell'esegesi e nell'apocalittica ebraica. Da principio, l'anticristo è soltanto colui "che non crede in Cristo". Ma presto questa interpretazione viene sconvolta. Mentre si diffondono le eresie di tipo gnostico, l'Anticristo diventa la tremenda figura che, alla fine dei tempi, si opporrà a Cristo: il Nemico, l'Avversario dei tempi ultimi. volume II - Il. Il figlio della perdizione . Testi dal V al XII secolo "Prima dovrà avvenire l'apostasia", proclama la Seconda lettera ai Tessalonicesi, "e dovrà essere rivelato l'Uomo del peccato, il Figlio della perdizione, colui che avversa e si innalza al di sopra di tutto ciò che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedersi nel tempio di Dio, presentando sé stesso come Dio." È l'oscura profezia di quanto dovrà accadere alla fine dei tempi prima della seconda venuta e della vittoria del Cristo: l'apparizione dell'Anticristo, il Nemico supremo che minaccia il cosmo, la cristianità, il Signore stesso. Preannunciato nelle Lettere di Giovanni e incastonato nella Trinità del Male nell'Apocalisse, l'Anticristo viene "inventato" negli scritti di Ireneo, Tertulliano, Ippolito e Origene nei primi tre secoli dell'era volgare. Presto, diventa un'immagine ossessiva, cangiante, terribile. Che percorre tutti i testi: apocalissi, trattati, commenti, lettere, prediche, persino poemi. Come il Muspilli germanico, che attorno all'anno 800 descrive in potenti versi allitterativi la fine del mondo e vede Elia combattere contro l'Anticristo un duello eroico nel quale resta ferito: "L'Anticristo sta dalla parte dell'antico nemico, / sta dalla parte di Satana, che lo porterà alla rovina: / precipiterà infatti colpito sul campo di battaglia / e durante il combattimento perderà la vittoria. / Tuttavia molti uomini di Dio pensano / che Elia sia ferito nella contesa. / Quando il sangue di Elia stilla sulla terra, / le montagne prendono fuoco, nessun albero resta in piedi, / nemmeno uno resta sulla terra, le acque si seccano, / la palude si asciuga, il cielo prende fuoco, / la luna cade, il mondo brucia; / non resta ferma pietra in terra, giunge sul paese il giorno del giudizio, / e viene con il fuoco ad affliggere gli uomini". Ma cosa, o chi, è l'Anticristo? Le risposte oscillano di continuo, cambiano, e spesso si capovolgono, Occidente e Oriente seguono vie diverse. Può, il Figlio della perdizione, essere l'impero romano? È, forse, il Demonio? Magari, come sembra pensare Ildegarda di Bingen, è adombrato dai pagani, dagli eretici, dagli ebrei. Il secondo volume de L'Anticristo raccoglie i testi più affascinanti e significativi, occidentali e orientali, che discutono l'inquietante figura tra il IV e il XII secolo: da Girolamo e Agostino alla Sibilla Tiburtina, da Cirillo di Gerusalemme a Ecumenio, da Beda a Gioacchino da Fiore, il brivido del Male corre per il mondo cristiano. volume III - La scienza della fine È il Nemico supremo, che minaccia il cosmo, la cristianità, il Signore stesso. Preannunciato nelle Lettere di Giovanni e incastonato nella Trinità del Male dell’Apocalisse, è «inventato» da Ireneo, Ippolito, Tertulliano e Origene. Poi, dilaga nell’immaginazione del Medioevo. Questo terzo e ultimo volume completa la serie dedicata a quella che è forse la leggenda più grande dell’Occidente medievale: il Figlio della perdizione, colui che precede la seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi. I secoli dal XIII al XV vogliono fare «scienza» del suo avvento. Pietro d’Ailly, per esempio, predica la concordanza quasi perfetta di astronomia e storia, elaborando un calcolo complesso per collocare la venuta dell’Anticristo attorno all’anno 1789 – quello della Rivoluzione francese – e sostenere che «a quei tempi secondo gli astronomi ci sarà un cambiamento di religione, e secondo loro dopo Maometto ci sarà qualcuno potente che stabilirà una legislazione vergognosa e fondata sulla magia, perciò si può credere con verosimile probabilità che dopo la religione di Maometto non ne arriverà nessun’altra, se non la legge dell’Anticristo». Chi è, infatti, l’Anticristo per gli studiosi del tardo Medioevo? È un eretico, un giudeo, un musulmano? O, addirittura, il Papa di Roma, come suggeriscono tra gli altri Pietro di Giovanni Olivi e Ubertino da Casale, nonché l’inglese John Wyclif? Per scoprirlo, il Medioevo mette in campo tutta la sua scienza. Da un lato, decide che l’Anticristo è già nato. Dall’altro, cerca di costruirne la biografia, e impiega l’esegesi biblica (cioè la «scienza» della Bibbia) e la «scienza» astrologica per discuterne l’avvento. Così, Bernardino da Siena inscena, a partire dalla bolla «Exiit qui seminat» di Niccolò III, e dall’Apocalisse, un grandioso «concilio dei diavoli convocato da Lucifero in persona», in cui Ammone, il Diavolo dello sterminio, Belzebù e Asmodeo gli riferiscono «su quanto stanno mettendo in opera per preparare la venuta dell’Anticristo». Asmodeo viene poi incaricato di recarsi in paradiso a chiedere giustizia. Mentre Ruggero Bacone raccomanda l’uso della matematica per determinare il quando, il dove e il come l’Anticristo sorgerà. Abbiamo dunque sotto gli occhi un libro affascinante, che presenta gli incubi del Medioevo con chiarezza esemplare. Gian Luca Potestà insegna storia del cristianesimo all’Università Cattolica di Milano. Le sue ricerche riguardano tradizioni e retoriche apocalittiche, testi di propaganda profetica, dibattiti teologico-politici nell’Occidente medievale. Tra le pubblicazioni più recenti, il volume L’ultimo messia. Profezia e sovranità nel Medioevo (Bologna 2014) e le edizioni critiche del Tractatus de altissima paupertate Christi di Ubertino da Casale («Oliviana» IV 2012) e degli Scripta breviora di Gioacchino da Fiore (con A. Patschovsky, Roma 2014). Marco Rizzi insegna letteratura cristiana antica all’Università Cattolica di Milano. Si occupa del cristianesimo dei primi secoli, di iconografia religiosa, di teologia politica. Tra le sue pubblicazioni più recenti: Cesare e Dio. Potere secolare e potere spirituale nel cristianesimo (Bologna 2009), Hadrian and the Christians (Berlin-New York 2010), La secolarizzazione debole (Bologna 2016). |