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La Leggenda di Roma - Fondazione Valla

collana: Fondazione Valla 
editore:  Mondadori
VOLUME I
data pubblicazione: 2006, III ed. 2010
pagine: CXXXII-508 con 22 tavole fuori testo
prezzo: € 30,00
ISBN: 9788804538219 non disponibile
VOLUME II
data pubblicazione:  2007, III ed. 2011,
pagine: LIV - 402 con 11 tavole fuori testo
prezzo: € 30,00
ISBN: 9788804594291
VOLUME III
data pubblicazione:  2011
pagine: LXXXIV-396
prezzo: € 30,00
ISBN: 978-8804604235
VOLUME IV
data pubblicazione: 2014
pagine: CIV-544
prezzo: € 30,00

ISBN: 9788804634973

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La leggenda di Roma

a cura di Andrea Carandini

traduzioni di Lorenzo Argentieri


Attorno alle origini di Roma i popoli che l’hanno costruita, subita, accettata e disprezzata hanno creato una complessa, affascinante leggenda: che i quattro volumi proposti dalla Fondazione Valla intendono ricostruire su basi nuove. Poesia, storia e archeologia sondano le vicende leggendarie di Alba Longa, della lupa, dei gemelli, di Romolo. Una grande raccolta di fonti annalistiche, antiquarie e poetiche divise per “mitemi” o unità mitiche fondamentali, e analizzate comparativamente alla ricerca dei “motivi canonici” fissati dalla tradizione e di una stratigrafia del mito confrontata con gli scavi archeologici.


VOLUME I - DALLA NASCITA DEI GEMELLI ALLA FONDAZIONE DELLA CITTA'

Roma è stata un'avventura unica nel mondo antico, e più tardi in quello medievale e moderno. "E chi" scriveva Plutarco, "vedendo la nascita, la salvezza, la crescita e il divenire adulto di Romolo, non direbbe subito che la Fortuna ne ha posto le fondamenta e il Valore vi ha costruito sopra?" Cicerone magnificava l'intelligenza che presiedette alla scelta del luogo: "Romolo scelse il luogo destinato alla città con incredibile accortezza, come deve fare chi cerca di creare uno stato destinato a durare. Infatti non si spinse verso il mare per invadere il territorio dei Rutuli o degli Aborigeni o fondare una città alla foce del Tevere: capì invece e vide con eccezionale preveggenza che i luoghi marittimi non sono i più adatti alle città che vengono fondate con la speranza che durino e dominino". Sullo sfondo, alcune domande che ci intrigano. Come nascono i miti? Rispecchiano o no la realtà? E ancora, da dove vengono il nome di Roma e di Romolo? E lui, Romolo è davvero esistito?

introduzione di Andrea Carandini; morfologia e commento di Paolo Carafa e Maria Teresa D’Alessio; appendici di Paolo Carafa, Maria Teresa D’Alessio e Carlo de Simone

 

VOLUME II - DAL RATTO DELLE DONNE AL REGNO DI ROMOLO E TITO TAZIO

Nel secondo volume, la vicenda è quella del primo accrescimento della città. Racconta Livio che, poco dopo la fondazione, Roma era già così forte da eguagliare ogni popolazione confinante, ma "per la scarsità di donne la grandezza sarebbe durata solo una generazione". Allora Romolo architettò un inganno straordinario: predispose dei giochi grandiosi in onore di Nettuno Equestre, ordinando che se ne desse notizia fra i vicini. I quali, attratti soprattutto dalla curiosità di vedere la nuova città, accorsero in massa: fra di essi, con figli e mogli, i Sabini. Un tumulto sollevato ad arte durante lo spettacolo offrì il destro ai giovani romani di precipitarsi a rapire le donne degli ospiti. Mariti e parenti umiliati si radunarono sotto Tito Tazio per rispondere a Roma con le armi. È la prima delle guerre romane del successivo millennio. Ma è anche l'occasione per stabilire una pace su basi nuove, con una lungimirante politica di assimilazione. Gli storici narrano, infatti, che Romolo e i Romani si diedero a blandire in primo luogo le donne, promettendo loro cittadinanza, beni e prole, e giustificando l'atto con la passione d'amore. Poi, mentre infuriava la battaglia fra Romani e Sabini, le donne stesse s'interposero fra i combattenti, la pace fu stabilita, e di due popoli "si fece un popolo solo". Il secondo re di Roma, il "pacifico" Numa Pompilio, sarà di origine sabina.
Il secondo volume della fortunata Leggenda di Roma presenta tutta la documentazione storico-mitica di questi primordi e ne offre un'interpretazione originale: dal ratto delle donne alla prima espansione militare, dal tradimento di Tarpeia alla conquista del Campidoglio da parte del re sabino, alla battaglia nel Foro, alla pace che ne segue con la diarchia Romolo-Tito Tazio.

morfologia e commento di Paolo Carafa; appendici di Nikolaos Arvanitis, Daniela Bruno, Maria Cristina Capanna, Paolo Carafa, Andrea Carandini, Maria Teresa D’Alessio,
Dunia Filippi, Fabiola Fraioli, Elisa Gusberti.

 

VOLUME III - LA COSTITUZIONE

Il terzo volume è dedicato in maniera specifica e approfondita alla costituzione, che della vita comune è il fondamento: organizzazione civica ed esercito, divisione dei poteri e spartizione del territorio, e poi feste e costumi, riti, leggi e istituzioni che dagli eventi narrati traggono la loro origine.

morfologia e commento di Paolo Carafa, Mario Fiorentini e Ugo Fusco

 

VOLUME IV - DALLA MORTE DI TITO TAZIO ALLA FINE DI ROMOLO

Siamo, dunque, alla fine della leggenda sulle origini di Roma, quando Tito Tazio prima e Romolo dopo scompaiono dalla scena: ucciso, il primo, il Sabino, dai parenti inferociti di quegli ambasciatori di Lavinio che erano stati ammazzati da briganti amici di lui (ma il sospetto ricadde su Romolo, che poco dolore aveva mostrato per la morte dell'uomo che s'era associato nel governo); sparito, il secondo, dopo aver sconfitto Fidene e Veio, nel buio di un'eclissi o di un temporale: forse eliminato dai senatori irritati dal fare sempre più monarchico del fondatore, dalla sua arroganza tirannica; oppure asceso in cielo e divenuto un dio, Quirino: come Giulio Proculo dichiarò in pubblico gli avesse rivelato Romolo stesso, apparendogli dopo la morte sul Quirinale. Se «scomodissimo» fu per i Romani ricordare «il modo della nascita della città, fra inganni, uccisioni e gentaglia», non tanto più comodo deve essere stato per loro consacrare alla leggenda la fine delle origini. Il quarto volume della Leggenda di Roma porta a conclusione il grande lavoro di raccolta e interpretazione dei miti che i Romani stessi si sono tramandati per generazioni sull'inizio e i primi sviluppi della loro città: miti che costituiscono un aspetto essenziale della storia culturale, e perciò della storia tout court, dell'antica Roma. La sapiente architettura del volume ha però struttura circolare: perché dopo esser giunto alla fine di Romolo, esso ritorna al principio, alla fondazione, e ne elenca gli artefici secondo le fonti. Credevamo di sapere che Roma fosse stata fondata da un discendente di Enea, Romolo, con o senza Remo. Invece alcuni propugnarono un'origine autoctona: nell'Eneide è Evandro che stabilisce «la rocca Romana». Altri, sino al Medioevo, sostennero poi che il vero fondatore della città fosse Ulisse, o direttamente, collaborando con Enea, o indirettamente attraverso uno dei suoi figli: Telemaco (che sposò la figlia di Enea, Rome), oppure Romo o Romano o Latino, generati con Circe. La Leggenda di Roma si chiude con una domanda: quale fu il ceppo originario della città? Latino, troiano, greco, misto? La pluralità si addiceva certo alla città che accoglieva tutti e su tutti dominava, l'incertezza la rendeva enigmatica, misteriosa: divina essa stessa.

morfologia e commento di Paolo Carafa e Ugo Fusco; appendici di Paolo Carafa, Andrea Carandini, Alessandro Catastini, Maria Teresa D’Alessio, Dunia Filippi, Cristiano Viglietti

 

     

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