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Zayas y Sotomayor, Novelle amorose ed esemplari

collana: i Millenni
editore: Einaudi
data pubblicazione: 1995
pagine: XXI - 340
prezzo: € 46,48
ISBN:  9788806142148
a cura di: Sonia Piloto di Castri
traduzione di: Sonia Piloto di Castri
illustrazioni di : 17 illustrazioni acolori fuori testo tratte da opere di Francisco de Zurbaran
argomento: classici 
formato: rilegato in cofanetto
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María De Zayas y Sotomayor

Novelle amorose ed esemplari


Nobildonna, dama di corte nella Madrid del Siglo de Oro, Maria de Zayas y Sotomayor scrive e pubblica nel 1637 novelle che parlano di passioni e tradimenti, di tentazioni erotiche e cruente vendette. Narra di donne ingenue ingannate da cinici seduttori, di fanciulle che, costrette per oscure vicende a travestirsi da uomini, finiscono per assumerne i comportamenti, di mezzane che tramano nell'ombra, di giovani signore che sognano l'adulterio e, se l'occasione è propizia, lo mettono in atto. Racconta di languidi amanti perseguitati dalla sfortuna, di uomini prevenuti o creduloni che vengono facilmente raggirati da femmine scaltre, di personaggi crudeli e corrotti, capaci delle peggiori nefandezze e per queste, alla fine, giustamente puniti. Storie di menzogne e agnizioni, di gelosie e rivalità, di duelli alla spada e notturne esecuzioni, di conventi monacali compiacenti, le cui porte si schiudono a presenze più o meno passeggere, che nulla hanno a che vedere con la vocazione religiosa. La singolare tensione di questi racconti ha un'eco figurativa intensa e affascinante in più di un pittore degli anni di passaggio fra XVI e XVII secolo, come mostrano gli esempi scelti per illustrare il presente volume, tratti da opere di Francisco de Zurbaran.Talvolta drammatiche, talvolta esilaranti e ironiche, le "Novelle amorose ed esemplari" conobbero per oltre due secoli un autentico successo, e non solo in Spagna. Oltre i Pirenei, celebri scrittori ne rielaborarono furtivamente le trame, altri, più correttamente, le tradussero.Nella critica letteraria romantica e moderna, di volta in volta e sempre per i medesimi motivi, Maria de Zayas venne tacciata di immoralità, esaltata come scrittrice realistica, ammirata come autrice erotica. Riscoperta dalle femministe americane negli anni Settanta, fu interpretata come una perspicace antesignana delle loro rivendicazioni. Nota a partire dal Seicento in Francia, in Inghilterra, in Germania e infine in America, sinora in Italia, patria della novella decameroniana cui si era ispirata e dalla quale aveva mutuato il pretesto narrativo e la 'cornice', Maria de Zayas era del tutto sconosciuta.

 

María De Zayasy Sotomayor - scrittrice spagnola (Madrid 1590-ca. 1661). Si sa soltanto che era nobile, che visse a Napoli, a Saragozza, dove pubblicò nel 1637 la prima parte delle Novelle, e forse anche a Barcellona, dove uscì la seconda parte, nel 1647. Fu anche poetessa, iperbolicamente elogiata da Lope de Vega, e commediografa (unica commedia nota La traición en la amistad, Il tradimento nell'amicizia); ma la sua fama è legata alle venti Novelas ejemplares y amorosas, tutte incentrate, in effetti, su casi d'amore (e di tradimenti e inganni di preferenza) e narrate con un realismo che spesso sconfina in cruda licenziosità. Scrittrice molto singolare, quindi, e non solo per la spregiudicatezza morale, ma anche per lo spirito polemico e vivacemente “femminista” che affiora nelle Novelle, gremite di uomini perversi e ignobili, esemplari a rovescio.

 

Le radici della narrazione moderna

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Basile, Il cunto de li cunti

Chaucer, Opere

Cervantes, Don Chisciotte

Martorell, Tirante il Bianco

Murasaki Shikibu, La storia di Genji

Rabelais, Gargantua e Pantagruele

Sogno della camera rossa

Sotomayor, Novelle amorose ed esemplari

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Romanzo cavalleresco scritto in catalano nel XV secolo, un'opera affascinante e fortemente innovativa: ha aperto le strade della narrazione moderna con personaggi che «maturano» attraverso le vicende raccontate nel libro e che dimostrano un'interiorità e una dimensione psicologica effettivamente in anticipo sui tempi, oltre le schematizzazioni tipologiche medievali. Un punto di forza del libro, oltre le parti epiche e guerresche, riguarda l'amore e la sessualità, trattati molto esplicitamente, con arditezza di situazioni e di linguaggio che ancora oggi possono colpire.
La storia principale è quella di Tirante il Bianco, gentiluomo bretone, campione di tornei cavallereschi, che riesce con il coraggio e con l'ingegno a liberare l'isola di Rodi dall'assedio del sultano di Babilonia, dopodiché viene cooptato dall'imperatore di Costantinopoli per condurre la guerra contro i Turchi. Tirante si innamora della figlia dell'Imperatore, Carmesina, e Carmesina di lui, ma una serie di equivoci e di vicende allontana i due innamorati fino a che Piacerdimiavita, forse il personaggio piú amabile e divertente di tutto il libro, non riesce a farli finalmente congiungere carnalmente. Ma ancora molte altre storie, pubbliche e private, si alterneranno prima di arrivare al finale, che non sarà lieto né per Tirante né per Carmesina.

“E’ il Tirante un romanzo di cavalleria? Un romanzo storico? Un romanzo erotico? Un romanzo psicologico? Insomma cosa è? Appunto un romanzo totale, dichiara Vargas Llosa, un testo che permette, e sollecita, letture plurali, perfino antipodi che, molteplici e tanto svariate per cui basta infilare la via della univocità per poi trovarsi impaniato fra mille sorprese e irresolubili contraddizioni.”

“Cervantes lo definisce il «migliore libro del mondo» sottolineando che «qui mangiano i cavalieri e dormono e muoiono nei propri letti e fanno testamento prima della morte, con cose tali di cui tutti i restanti libri di questo genere mancano…».  Il punto centrale del discorso martorelliano, il fondamento e

l’ importanza dell’ opera risiedono nella rappresentazione realistica dei personaggi e delle azioni, , nella determinazione con cui si persegue una concretezza ancorata al vero e proprio vivere umano, terreno, naturale”.

(l paragrafi tra virgolette sono tratti da “Tirante il Bianco” di Giuseppe E. Sansone in Il Romanzo - vol. I, La cultura del romanzo a cura di Franco Moretti pp. 614-615)

Paolo Cherchi dà del romanzo di Martorell una traduzione che è filologicamente corretta, ma anche estremamente leggibile e godibile per il lettore di oggi.

 

Joanot Martorell nacque a Valencia nel 1411. Il padre era ciambellano del re d'Aragona, suo cognato era Ausiàs March, il piú grande poeta catalano del Quattrocento. Fu un cavaliere molto litigioso, spesso impegnato in duelli con altri nobili per i motivi piú vari. Morí nel 1465. Scrisse un primo romanzo di tipo cavalleresco, il Guillem de Vàroic, ancora di gusto arcaico. Alcuni studiosi gli attribuiscono anche il Flor de cavalleria. Il suo capolavoro, il Tirant lo Blanch, fu pubblicato soltanto postumo, nel 1490.

 

Filologo romanzo, Paolo Cherchi ha insegnato per molti anni letteratura italiana e spagnola alla University of Chicago. Per Einaudi ha curato il Millennio di Tommaso Garzoni, La piazza universale di tutte le professioni del mondo (1996) e il Millennio Tirante il Bianco di Joanot Martorell (2013). Tra i suoi libri: La metamorfosi dell¿Adone (Longo 1996); Polimatia di riuso. Mezzo secolo di plagio (1539-1589) (Bulzoni 1998); L¿onestade e l¿onesto raccontare del «Decameron» (Cadmo 2004); Verso la chiusura. Saggio sul «Canzoniere» di Petrarca (il Mulino 2008); La rosa dei venti. Una mappa delle teorie letterarie (Carocci 2011).

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