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Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quello che ha da dire.
Italo Calvino
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Francis HaskellMecenati e pittoriL'arte e la società italiana nell'età barocca Francis Haskell ha studiato per tutta la vita i rapporti tra gli artisti e i loro mecenati, sia che fossero papi, cardinali od ordini religiosi, oppure aristocratici, collezionisti, editori, mercanti e amministratori. In questa celebre opera, un classico della letteratura artistica, rivive per intero lo splendore del barocco italiano. Il capolavoro storiografico di Francis Haskell continua a partecipare al quotidiano rinnovamento della storia dell’arte. Storia dell’arte, storia degli uomini, storia delle idee: nelle pagine di Mecenati e pittori queste e altre storie si intrecciano, formando una fittissima rete di connessioni grazie alla quale dipinti, sculture, architetture riacquistano i loro significati. Una rete tanto estesa da restituire l’immagine di una intera società, quella dell’Italia nell’età barocca. Una rete cosí originale e carica di futuro da rivelare il profilo di uno studioso tra i piú curiosi e innovativi del Novecento europeo. Haskell era profondamente convinto non solo che la storia dell’arte dovesse esser presa e praticata tutta intera, ma soprattutto che non la si potesse sradicare dal suo vasto, complicato e affascinante intreccio con la piú ampia storia della cultura. Proprio per questo Mecenati e pittori costituisce un riferimento esemplare di metodo. Ripubblicarlo significa rimettere uno strumento essenziale nelle mani degli studenti e degli storici dell’arte, degli storici e degli umanisti in genere. E anche di quel largo pubblico che cerca di stabilire su solide basi un rapporto con la civiltà artistica. Perché Mecenati e pittori, ancor piú che per aver aperto nuove strade alla storia dell’arte come disciplina scientifica, è un grande libro per aver allargato e approfondito la nostra capacità di guardare, di godere e di comprendere le opere contenute nelle chiese e nelle gallerie italiane. Tomaso Montanari «Mecenati e pittori è un libro di storia dell’arte: non di storia della critica d’arte, di storia del gusto, di storia del collezionismo o del mecenatismo. E nemmeno di storia sociale dell’arte. Occorre rammentarlo, oggi: mentre finiamo col credere che le risibili barriere dei settori scientifico-disciplinari della nominalistica burocrazia accademica italiana corrispondano a qualcosa di concreto. La riottosità che Haskell opponeva al tentativo di incasellarlo in qualche etichetta di facile consumo storiografico (come quella della pur gloriosa “storia sociale dell’arte”) traspare dalla disarmante semplicità con la quale diceva di se stesso (cito dal film-intervista che gli ha dedicato il Louvre): “Sono uno storico dell’arte, e scrivo libri sull’arte”. Per Haskell questa rivendicazione significava distinguersi dagli archeo-logi (dagli antiquari, come diceva alludendo al saggio celebre di Momigliano), e si fondava sulla centralità del giudizio di qualità, assunto come metro ultimo del suo esercizio storiografico». Francis Haskell (Londra 1928 - Oxford 2000) è vissuto a lungo in Italia dove ha studiato in particolare l’arte barocca. Ha insegnato all’Università di Oxford, dove dirigeva il Dipartimento di Storia dell’Arte, e pubblicato innumerevoli articoli, saggi e volumi, tra i quali: Riscoperte nell’arte (Edizioni di Comunità 1982); L’antico nella storia del gusto (con Nicholas Penny, Einaudi 1984) e Le immagini della storia (Einaudi 1997). Era membro della British Academy, del Trinity College e dell’American Academy of Arts and Sciences. Nel 1999 era stato nominato Chevalier de la Légion d’Honneur.
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