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Il libro è una estensione della memoria e della immaginazione.
Jorge Louis Borges
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Francesco PallanteContro la democrazia direttaLa democrazia diretta ci affascina perché promette di realizzare l'ideale dell'autogoverno: chi meglio del singolo sa cos'è per lui preferibile? Se per lungo tempo la dimensione delle società di massa ne ha impedito la realizzazione, la rivoluzione informatica sembra oggi aver cambiato tutto. Sembra. Perché il punto di caduta della democrazia diretta non è di ordine pratico, bensí concettuale. Le istituzioni pubbliche non possono funzionare sottoponendo di continuo al popolo decisioni che provocano divisioni e fratture sociali. Scrive Bobbio: «Nulla uccide piú la democrazia che l'eccesso di democrazia». Democrazia è discussione, non decisione. Democratico è chi si confronta apertamente con gli altri: a partire dalle proprie convinzioni, ma alla ricerca di un compromesso. La mera conta dei voti non produce decisioni democratiche, ma imposizioni di parte. Riducendo la politica a matematica, la democrazia diretta ci espone al rischio del dominio di una maggioranza avversa. L'esatto opposto dell'autogoverno. Lungi dall'essere la cura per la crisi istituzionale in atto, la democrazia diretta rischia di incarnarne la fase piú acuta e conclusiva. È tirannia della maggioranza, dominio della folla. Francesco Pallante (Torino 1972) è professore ordinario di Diritto costituzionale all'Università di Torino. Collabora con «il manifesto ». Tra le sue ultime pubblicazioni: con Gustavo Zagrebelsky, Loro diranno, noi diciamo. Vademecum sulle riforme istituzionali (2016); Per scelta o per destino? La Costituzione tra individuo e comunità (2018), Elogio delle tasse (2021). Per Einaudi ha pubblicato Contro la democrazia diretta (2020) e Spezzare l'Italia. Le regioni come minaccia all'unità del Paese (2024).
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