collana: Collezione di poesia |
editore: Einaudi |
data pubblicazione: 2014 |
pagine: XXXI - 548 |
prezzo: € 25,00 |
ISBN: 9788806220990 |
a cura di: Rodolfo Zucco |
traduzione di:
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argomento: poesia |
formato: brossura 2 tomi indivisibili |
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Giovanni Raboni
Tutte le poesie
1949-2004
Le volte che è con furia che nel tuo ventre cerco la mia gioia è perché, amore, so che piú di tanto non avrà tempo il tempo di scorrere equamente per noi due e che solo in un sogno o dalla corsa del tempo buttandomi giú prima posso fare che un giorno tu non voglia da un altro amore credere l'amore.
Con il Porta comincia, nella poesia italiana, quella linea lombarda, potentemente realistico-narrativa e, per cosí dire, antipetrarchesca, che si ritrova anche all'interno della poesia del Novecento e che è l'unica della quale io aspiri a far parte, nonostante i molti debiti che so di avere nei confronti di altri poeti, da Baudelaire (che considero il piú grande poeta moderno) a Pound (che considero il piú grande inventore di possibilità poetiche del nostro secolo), - e poi, per venire a nomi piú vicini o addirittura vicinissimi, quasi fraterni, a Rebora, a Montale, a Saba, a Sereni. da Giovanni Raboni, Autoritratto 1977
Parlando dei temi portanti del mio lavoro di poeta, ho finora ricordato l'importanza e il fascino per me del racconto evangelico, ho ricordato le storie familiari, ho ricordato il rapporto con gli scomparsi - persone care, amici -, ho ricordato l'irruzione a un certo punto del tema amoroso. Non ho parlato di quello che molti ritengono abbastanza importante nella mia esperienza poetica, cioè il cosiddetto tema civile. Alcuni critici l'hanno messo addirittura al primo posto fra i temi della mia poesia. Di solito, quando mi chiedono cosa penso di questo aspetto del mio lavoro, dico che, sí, le poesie civili sono forse le piú private che io abbia mai scritto, nel senso che non ho mai voluto essere un poeta civile. Non lo dico per polemica, ma insomma c'è stato piú d'un poeta, per esempio Pasolini, che ha voluto essere poeta civile, che si è costruito un'immagine di poeta civile. Per me non è cosí. Io ho affrontato temi civili semplicemente perché ne sentivo l'urgenza, ne sentivo l'urgenza intima: o per un moto di indignazione, o di preoccupazione, o di sgomento; quindi le ritengo, appunto, poesie altrettanto private, se non piú private delle piú intime. da Giovanni Raboni, Autoritratto 2003
Giovanni Raboni (Milano 1932 - Fontanellato, Parma 2004), voce poetica tra le piú alte e rappresentative della poesia del Novecento e dei primi anni Duemila, ci lascia, insieme alla sua opera in versi (raccolta integralmente in Tutte le poesie. 1949-2004, Einaudi, 2014) un enorme lavoro di traduttore, critico militante - anche cinematografico e teatrale - e commentatore politico e di costume: testimonianze di una straordinaria sapienza letteraria e di una statura morale e civile che ne fanno uno dei punti di riferimento imprescindibili della cultura italiana contemporanea. Tra le sue traduzioni si segnalano I fiori del male di Baudelaire e l'intera Recherche di Proust.
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