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In fondo, il mondo è fatto per finire in un bel libro.
Stéphane Mallarmé
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Plutarco LE VITE DI ARATO E DI ARTASERSE Le Vite di Arato e di Artaserse sono tra le Vite meno note agli studiosi e al pubblico. In quella di Arato, Plutarco studia l’ultimo riflesso dell’epoca eroica del l’Ellade: il momento in cui parve che fosse ancora possibile la libertà della Grecia, la concordia tra le città in un disegno comune. In quella di Artaserse, l’autore svela la propria passione per l’immensità dell’Oriente: una sacralità, una sfrenatezza, un delirio di grandezza, un desiderio dell’illimitato, che egli sentiva opposti alla «misura» della tradizione greca. Mario Manfredini, esperto di storiografia greca e latina, ha studiato la tradizione manoscritta delle Vite parallele e dei Moralia di Plutarco. Colto, assennato, affabile, di bell’aspetto: Cimone si staglia qui come uno dei personaggi di maggior spicco nell’Atene democratica del V secolo. Alcune ombre inquietanti si proiettano però su questo lusinghiero ritratto. Neppure Lucullo, l’aristocratico generale romano, sfugge alle insidie di un duplice profilo. Plutarco gioca abilmente con le sue fonti, ritagliando due figure che risultano incisive proprio per i loro chiaroscuri morali e la loro ambivalenza. Carlo Carena, traduttore e curatore di testi greci e latini, si è occupato, in particolare, di letteratura cristiana antica, di teatro e di poesia epica romana. Plutarco vide in Demetrio e in Antonio due genii del male: o almeno due esseri accecati dalla propria arroganza e dalla propria hybris. Demetrio e Antonio vissero entrambi sotto il segno di Dioniso; e questa vocazione dionisiaca svela probabilmente sia l’avversione sia la nascosta partecipazione di Plutarco, devoto ad Apollo, il dio amico-nemico di Dioniso. Luigi Santi Amantini è docente di storia greca all’Università di Genova. a cura di Mario Manfredini e Luigi Piccirilli Chi sia stato veramente Licurgo è diffcile dire. Un dio senza tomba, o un eroe? Un «facitore di luce», o «colui che celebra le orge del lupo»? La sua figura diventa, per Plutarco, un mezzo impareggiabile per raffgurare quel «miraggio spartano» che avvinse così profondamente la Grecia. Un’atmosfera egualmente arcaica è rievocata nella Vita di Numa. Pochi testi antichi risuscitano con tanta vivezza il selvaggio, il numinoso, il tremendo dell’antica vita romana. a cura di Maria Gabriella Angeli Bertinelli, Mario Manfredini, Luigi Piccirilli e Giuliano Pisani Lisandro è il generale volpe, che anticipa la frase famosa di Machiavelli: «dove non arriva la pelle di leone, bisogna cucirvi sopra quella della volpe». Plutarco è affascinato dalla sua astuzia: non ama l’orgoglio eccessivo, l’alterigia, il culto di sé, che lo colgono nella vecchiaia. Anche Silla è un groviglio di contraddizioni. Quest’uomo, devoto ai segni divini e protetto dal cielo, viola i santuari degli dei: que st’uomo, che ama la vita lieta, finisce la sua esistenza come uno dei più sinistri e tenebrosi tiranni dell’umanità. Maria Gabriella Angeli Bertinelli è stata professore ordinario di storia romana e docente di epigrafia latina all’Università di Genova. cura di Maria Gabriella Angeli Bertinelli, Carlo Carena, Mario Manfredini e Luigi Piccirilli Come un grande drammaturgo, Plutarco rievoca, sullo sfondo delle Vite di Nicia e di Crasso, i personaggi principali che in quei tempi vissero ad Atene e a Roma: Pericle, Cleone e Alcibiade; Silla, Pompeo e Cesare. Davanti ad essi, Nicia e Crasso sono personaggi minori: entrambi prudenti, amabili e moderati. Leggendo le due Vite, qualcuno si chiederà cosa Tucidide e Shakespeare avrebbero pensato di pagine capaci di rivaleggiare con la grandiosa obiettività de ll’uno e la fantasia visionaria del l’altro. a cura di Mario Manfredini e Luigi Piccirilli Tra le Vite di Plutarco, la Vita di Solone è una di quelle che rievocano con più intensità la Grecia arcaica. Sullo sfondo conosciamo le lotte tra i fautori della democrazia e dell’oligarchia, la tensione tra i ricchi creditori e i poveri debitori. Solone è il simbolo dell’uomo «medio», al quale le forze contrapposte dello stato affdano il compito di stabilire le leggi della convivenza civile. Il lettore trova così ricostruite la costituzione e l’esistenza quotidiana dell’antica Atene. a cura di Carlo Carena, Mario Manfredini e Luigi Piccirilli Temistocle incarna nella sua figura tre singolari qualità umane: una bruciante passione per il potere e la gloria, un’intelligenza paragonabile a quella di Ulisse, e un carisma visionario, che gli apportava le rivelazioni decisive in sogno. Raccontandone la vita, come sempre gli accade quando si tratta di eroi della «dismisura», Plutarco esibisce le sue eccelse doti narrative. Con la Vita di Camillo, Plutarco compie un altro dei suoi scavi nell’enigma di Roma arcaica. a cura di Carmine Ampolo e Mario Manfredini Le imprese di Teseo popolano le fantasie mitologiche espresse dalla più antica civiltà ateniese. Romolo è il protagonista assoluto dell’origine leggendaria di Roma. Dando forma a questi due personaggi, e collocandoli oltre i confini della storia, Plutarco abbraccia una materia avventurosa, tradizionalmente riservata all’epica e alla tragedia. Carmine Ampolo insegna storia greca alla Scuola Normale Superiore di Pisa. I suoi lavori più significativi riguardano le ori gini di Roma, la politica e la società elleniche. |
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