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Hans Magnus Enzensberger «Care sorelle e cari fratelli in Apollo che operate nel campo della scrittura, della recitazione, della pittura, della cinematografia, della scultura o della composizione: perché siete tanto restii a raccontare le vostre piccole o grandi sconfitte? Vi sentite a disagio? Vi tormenta la preoccupazione di far brutta figura? Ma a questo proposito vorrei tranquillizzarvi. Da tutto ciò che mi avete confidato sottobanco deduco di non essere il solo in grado di richiamare alla mente flop di notevole interesse. Altrimenti non mi prenderei la briga di sciorinarli davanti ai vostri occhi. Perché non lo fate anche voi? Vi accorgereste che un simile esercizio può essere non solo istruttivo e rinfrancante, ma anche divertente». Perché vergognarsi dei propri flop? Perché non raccontare i fallimenti letterari, teatrali, cinematografici, accumulati nell'arco di oltre cinquant'anni? Sbagliando s'impara, e Enzensberger dimostra di farlo con grande ironia e understatement. Senza versare lacrime, perché in fondo ci si può affezionare anche alle proprie débâcle. Anzi forse si arriva ad amare di piú questi figli negletti che i loro fratelli fortunati: dei successi ci si dimentica in fretta, mentre i passi falsi ce li portiamo dietro per anni, a volte per sempre. Dopo la pubblicazione nel 1957 di Verteidigung der Wölfe (Difesa dei lupi), la sua prima raccolta di poesie, Hans Magnus Enzensberger divenne ben presto un punto di riferimento per numerosissimi lettori, dapprima in Germania e poi via via in molti altri paesi. Anche perché Enzensberger non si è mai sentito solo «poeta »: come dimenticare le raccolte di saggi sui temi piú disparati (politica, antropologia, sociologia, scienze), i libri per ragazzi (fra tutti Il mago dei numeri), i «romanzi» (dalla Breve estate dell'anarchia a Hammerstein e Josefine), le traduzioni, le riviste («Kursbuch» oltre che un successo commerciale di prim'ordine, fu la rivista forse piú importante del '68 tedesco ed europeo), l'attività di editore (gli oltre 250 volumi pubblicati in vent'anni dalla Andere Bibliothek), le installazioni poetiche. Inevitabile che in oltre cinquant'anni di poliedrica attività qualcosa non sia andato per il verso giusto: riviste concepite e mai pubblicate, altre andate in edicola ma dalla vita assai breve (forse perché troppo innovative per il gusto dei lettori), promettenti iniziative editoriali abbandonate per l'intervento degli avvocati, opere liriche, drammi e commedie, sceneggiature cinematografiche, libri per ragazzi, fontane creatrici di poesia. Ai «tonfi» - ora non privi di una loro intima grandezza, ora piú dimessi e silenziosi - e ai progetti mai usciti dal loro stato embrionale, Enzensberger dedica questa affettuosa e ironica retrospettiva: perché a differenza dei trionfi, gli insuccessi favoriscono in vari modi l'intelligenza, aiutandoci anche a capire come funziona il complesso universo dell'industria culturale. E consentono a noi lettori di passare in rassegna, con passo lieve, cinque decenni di storia europea. Hans Magnus Enzensberger (1929) è il maggiore poeta, saggista e scrittore tedesco contemporaneo. Tra le sue opere pubblicate da Einaudi ricordiamo Mausoleum (1979), La fine del Titanic (1980), Musica del futuro (1997), Più leggeri dell'aria (2001), Il mago dei numeri (1997, ripreso anche in ET), Ma dove sono finito (1998 e 2011), Esterhazy (2002), Che noia la poesia (2006), Il perdente radicale (2007), Nel labirinto dell'intelligenza (2008), Hammerstein o dell'ostinazione (2008 e 2010), Josefine e io (2010), Bibs (2011) e I miei flop preferiti (2012). |
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