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Tanpinar, L'Istituto per la regolazione degli orologi


collana:  Letture 
editore: Einaudi
data pubblicazione: 2014
pagine: X - 454
prezzo: € 22,00
ISBN: 9788806196868
prefazione di: Andrea Bajani
traduzione di: Fabio Salomoni
argomento: narrativa straniera
formato: brossura
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Ahmet Hamdi Tanpinar

L'Istituto per la Regolazione degli Orologi


«Tanpinar è senza dubbio l'autore più importante della letteratura turca moderna». Pamuk

L'Istituto per la Regolazione degli Orologi, come tutti i grandi romanzi, è un libro che contiene un mondo. E lo si può percorrere in direzioni diverse trovando sempre qualcosa di nuovo. Intanto è il piú bel libro su Istanbul, raccontata dal primo Novecento durante l'Impero Ottomano, con il fascino dei grandi e antichi palazzi abitati da personaggi quantomeno stravaganti, fino alla modernizzazione degli anni Quaranta e Cinquanta. Poi è una satira degli «enti inutili», della burocrazia metafisica, della cialtroneria indissolubilmente intrecciata alla grande saggezza. Ed è la storia di un bellissimo personaggio, Hayri Irdal, alle prese con il tempo fin da quando ragazzino era l'aiutante di bottega di un orologiaio, o anche prima visto che la sua esistenza è segnata fin dall'inizio, e per sempre, da una vecchia pendola di casa. Un capolavoro della letteratura del Novecento per la prima volta tradotto in italiano.

Quel che conta, in questo capolavoro comico-satirico, è la forma con cui Tanpinar prova a maneggiare il Tempo, l'attrezzo con cui entra dentro la gabbia delle tigri: un orologio. Il che è un paradosso, o un'apparente contraddizione: Tanpinar tenta di lasciare che il Tempo soffi libero il suo sinistro vento abissale, e però per farlo non trova nient'altro di meglio che raccontare come per tutta la vita abbia tentato viceversa proprio di chiuderlo in sacchetti, creando persino un'Istituzione apposita. L'Istituto per la Regolazione degli Orologi mette in scena proprio questo fallimento, nella dialettica, tipicamente novecentesca tra il caos del mondo e un tentativo da parte del romanzo di trovargli un qualche ordine. Il mondo infuria, la vita si dipana in troppe linee perché se ne possa scegliere - comunque arbitrariamente - una da raccontare e dare per buona. Per questo il romanzo usa le parole, perché alla stregua di quei sacchetti di tempo che sono gli orologi, danno l'illusione che l'abisso si possa dire, il Tempo calcolare, lo Spazio si possa misurare.
Dalla prefazione di Andrea Bajani


Ahmet Hamdi Tanpinar nasce a Istanbul nel 1901, figlio di un giudice. Sua madre muore quando lui ha tredici anni. Nel 1923 si laurea in lettere e inizia a insegnare nelle scuole di varie città finché nel 1939 entra all'università di Istanbul per insegnare Letteratura turca moderna e contemporanea. Nel 1942 diventa membro dell'Assemblea nazionale turca; rimane parlamentare fino al 1946 e in questo periodo pubblica il suo primo libro di racconti. Dal 1946 al 1948 ha l'incarico di ispettore per il ministero della Pubblica Istruzione, poi torna all'università di Istanbul e da quel momento l'insegnamento accademico sarà la sua unica occupazione oltre alla scrittura. Nel 1949 pubblica il suo primo romanzo, Huzur (Quiete), che gli dà grande fama. Nel 1953 passa sei mesi all'estero soggiornando in vari paesi d'Europa, tra i quali l'Italia. Nel 1955 pubblica un altro libro di racconti e nel 1961 il suo primo libro di poesia. Muore a Istanbul nel 1962 per un infarto poco dopo aver completato il suo capolavoro, L'Istituto per la Regolazione degli Orologi (pubblicato da Einaudi nel 2014). Postumi escono altri tre suoi romanzi e vari volumi di saggi.

 

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