Articoli

Muzzarelli, Moderne icone di moda

collana:  i Saggi 
editore: Einaudi
data pubblicazione: 2013
pagine: 250
prezzo: € 28,00
ISBN: 9788806162016
a cura di:
traduzione di:
argomento: fotografia
formato: rilegato
per l'acquisto scegli tra:
  
ACQUISTA
fuori catalogo


 

Federica Muzzarelli

Moderne icone di moda

La costruzione fotografica del mito

 

Le sette icone scelte da Federica Muzzarelli - ricercatrice e docente di Fotografia e cultura visuale presso l'Università di Bologna - raccontano altrettante storie di «fotografia, moda e modernità». Tutti questi personaggi - vissuti tra la metà del XIX secolo e gli inizi del XX - sono accomunati da vicende umane e artistiche che li hanno portati a «usare la propria immagine e la propria identità per dar corpo e anima agli occhi di un pubblico anonimo e diffuso, favorendo in tal modo (e grazie all'estensione popolare concessa dai nuovi strumenti cine-fotografici) anche uno stile, una moda, una tendenza». Sette fashion icons, capaci di incarnare - e plasmare - l'emergente estetica del modernismo e di utilizzare la moda (a livello stilistico e comportamentale) e la fotografia per costruire un'immagine di sé riconoscibile e replicabile.
Moderne icone di moda
ripercorre le grandi tappe della storia fotografica di inizio secolo e, attraverso i ritratti di sette personaggi d'eccezione, racconta l'ascesa dei primi affascinanti «prototipi» del divo moderno, tra narcisismo, costume e sogni d'immortalità.

Fu un meccanismo irresistibile quello che si mise in moto quando sei personaggi-chiave dell'immaginario della modernità incrociarono i loro destini con quelli della fotografia.
Da quando cioè uno strumento tecnologico, un po' freddo e impersonale, automatico e impassibile, fece intravedere a questi inguaribili narcisisti un suo lato originale e seducente: dalle sedute di posa negli atelier dei fotografi, dai ritratti privati scattati da professionisti, amici o amanti, poteva scaturire il sogno dell'immortalità idealizzata. E quel sogno d'immortalità poteva per la prima volta essere comunicato, amplificato, esteso all'infinito, a tanti potenziali occhi di ammiratori, fans, adoratori. Primo mezzo utile per la costruzione del mito di massa, tra Otto e Novecento la fotografia sanciva infatti la possibilità di autocelebrarsi in un'immagine riconoscibile, quella della celebrity: una moderna icona di moda.
Il nero assoluto degli abiti di Charles Baudelaire, l'etnico african-style di Nancy Cunard, la trasgressiva sensualità di Vaslav Nijinsky, l'androgino lesbo-chic di Annemarie Schwarzenbach, sono solo alcune di queste ossessioni personali e esistenziali che fotograficamente costruirono un'identità sociale che fu imposta per sempre e visivamente al pubblico e alla memoria collettiva.
Solo nella nuova società dei consumi di massa e nelle nuove città abitate dall'uomo fotografico poteva nascere il prototipo del divo moderno.

«Le sette fashion mass icons qui indagate sembrano esemplificare alcuni punti chiave dell'estetica del modernismo e insieme le prime attestazioni vestimentarie o comportamentali di idee della moda che ancor oggi tornano ciclicamente. L'icona e Cléo de Mérode, la ballerina francese che sperimenta in modo aurorale cosa significa essere uno stereotipo visivo popolare di massa imprigionato in un cliché da riprodurre come merce. La poesia e Charles Baudelaire, l'interprete speciale della monocromia luttuosa del nero, il soggetto tra i piú celebri dell'obiettivo fotografico dell'amico Nadar che sfida il pubblico futuro indossando tragiche maschere ironiche. La danza e Vaslav Nijinsky, l'angelo volante dei Balletti russi immortalato da sir Adolf De Meyer nella sua tuta da fauno, un condensato esplosivo di trasgressione erotica ed esotica, il sogno dell'evasione proibita e della diversità sensuale che si fa album e manifesto pubblicitario. Il postcolonialismo e Nancy Cunard, la scrittrice ribelle e anticonformista che porta nell'arte e nella vita il credo dei negrophiles, e che per imporlo e solidificarlo anche visivamente si fa fotografare da Man Ray con i bracciali-feticcio africani che le ricoprono le lunghe e magre braccia. Il gender-crossing di Annemarie Schwarzenbach, la piccola svizzera che tramite la fotografia di reportage cerca un posto nel mondo, ma che sa anche usare la fotografia per concedersi in immagini indimenticabilmente chic, finalizzate alla costruzione di un'identità non convenzionale e alla diffusione di un abbigliamento androgino che è una dichiarazione e una scelta di genere. Il conformismo e D'Annunzio, lo scrittore e poeta che combatte con versi e imprese la mediocrità borghese e la banalità del normale, che crea vesti magiche e immaginifiche per le sue ospiti notturne, ma che nel suo personale guardaroba del Vittoriale non rinuncia all'eleganza snob dettata dalla moda delle élite cui vuole appartenere, paradossale perché insopprimibile necessità, per il cantore del monito all'audere semper, di omologarsi ai cliché dello stile del potere».

 

Federica Muzzarelli è Professore associato di Fotografia e cultura visuale presso l'Università di Bologna, dove insegna nei corsi di Laurea sulla Moda. Le sue ricerche sono da anni legate allo studio del fotografico e dei suoi rapporti con il panorama socio-culturale e le pratiche artistiche della contemporaneità. Tra le sue pubblicazioni: Formato tessera. Storia arte e idee in photomatic (Bruno Mondadori 2003); Il corpo e l'azione. Donne e fotografia tra Otto e Novecento (Atlante 2007); L'immagine del desiderio. La fotografia di moda tra arte e comunicazione (Bruno Mondadori 2009); Moderne icone di moda. La costruzione fotografica del mito (Einaudi 2013).

 

della stessa autrice nel catalogo Einaudi

Condividi questo articolo su...