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Feuchtwanger, Il diavolo in Francia

collana: Letture Einaudi  
editore: Einaudi
data pubblicazione: 05/05/2020
pagine:   XVI - 264
prezzo: € 19,50
ISBN: 9788806242602
a cura di:
prefazione di: Wlodek Goldkorn
traduzione di:  Enrico Arosio
argomento: narrativa straniera
formato: brossura
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Lion Feuchtwanger

Il diavolo in Francia


«Di chi in europa faceva la bella vita, si usava dire che viveva "come dio in francia". ma nel 1940 anche il diavolo non doveva passarsela malaccio»

Con Il Diavolo in Francia, ora tradotto in italiano per la prima volta, Feuchtwanger si dimostra formidabile cronista di una vicenda assurda e paradossale.

Scrittore molto noto negli anni Venti e Trenta, amato dal giovane Primo Levi, Feuchtwanger si trasferí in Francia dopo l’ascesa di Hitler al potere. Ma allo scoppio della guerra, in quanto proveniente da un Paese nemico, fu internato in un campo ricavato in una ex fornace di mattoni vicino ad Aix-en-Provence. Il libro è il resoconto della lunga estate del 1940 quando lo scrittore, insieme ad altri duemila tedeschi e austriaci, vive un’esperienza sempre piú angosciante man mano che le truppe della Wehrmacht avanzano nella Francia collaborazionista e si avviano a «liberare» i connazionali internati.

Racconto acuto, ironico nella sua drammaticità, scritto in una prosa asciutta e al contempo riflessiva in cui l’autore riesce a vedere se stesso con l’occhio di uno scrittore e non di una vittima. Con la consapevolezza di narrare, in prima persona, una serie di episodi che preludono alla fine di un mondo. (…) L’opera piú importante di Feuchtwanger è la trilogia su Flavio Giuseppe, comandante delle truppe ebraiche ai tempi della guerra contro Roma, passato dalla parte dei Romani. Flavio Giuseppe era un traditore? O piuttosto un uomo colto che odiava i fanatici integralisti ebrei e ammirava il cosmopolitismo dei Romani? In ogni caso è lui il fondatore del canone della narrazione laica ebraica e forse il primo vero cronista di guerra. Feuchtwanger con ogni probabilità si identificava con Flavio Giuseppe, se non altro perché professava il cosmopolitismo come un modo di vivere e pensare. Ma capiva anche che l’Europa non era piú un luogo per i cosmopoliti. (…) E, amara ironia della storia, Il Diavolo in Francia, in questa Europa di oggi, dove la condizione del profugo e dell’apolide ci interpella perché specchio deforme e quindi fedele della nostra condizione umana, si rivela un testo piú che mai attuale. dalla prefazione di Wlodek Goldkorn

 

Lion Feuchtwanger nasce a Monaco nel 1884 in una famiglia ebrea osservante. Studia filosofia e filologia: nel 1907 si laurea con una tesi su Heine. L'anno dopo fonda una rivista culturale: «Der Spiegel». Nel 1918 stringe con Bertolt Brecht un'amicizia che durerà tutta la vita. Dopo alcune scritture per il teatro, nel 1925 arriva al successo con il romanzo Süss l'ebreo, tradotto in molte lingue. Nel 1932 prende parte a un ciclo di conferenze in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. È ancora all'estero quando Hitler va al potere, nel gennaio del 1933. Decide di non tornare in Germania: con la moglie Marta si stabilisce in Francia, a Sanary-sur-Mer. Nel 1933 esce un altro romanzo di immediato successo internazionale: I fratelli Oppermann. Fra il 1936 e il 1937 compie un viaggio nella Russia staliniana. Al ritorno in Francia pubblica un reportage molto favorevole al sistema sovietico. Nel 1940 viene internato in un campo per cittadini tedeschi o, come lui che era stato privato della cittadinanza, apolidi provenienti dalla Germania. Dopo alcuni mesi riesce a fuggire con l'aiuto della moglie, raggiunge la Spagna e poi gli Stati Uniti. Il periodo di internamento è raccontato nel Diavolo in Francia, che esce in America, tradotto in inglese, nel 1941. La vicenda della fuga è aggiunta dalla moglie. Muore a Los Angeles nel 1958.

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