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Perec, W o il ricordo d'infanzia

collana: Letture Einaudi  
editore: Einaudi
data pubblicazione: 18/09/2018
pagine:  LVIII - 182
prezzo: € 18,50
ISBN: 9788806234591
a cura di: 
prefazione di: Andrea Canobbio
traduzione di:  Maurizia Balmelli
argomento: narrativa straniera
formato: brossura
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Georges Perec

W o il ricordo d'infanzia


W o il ricordo d'infanzia è stato per Perec il libro della vita, piú volte pensato e ripensato, piú volte preso, abbandonato e ripreso. È sicuramente il suo libro piú autobiografico, quello che affronta, con vari filtri, la tragedia della sua infanzia: la scomparsa dei genitori inghiottiti dalla guerra e dal nazismo. L'enigma, il puzzle, «marchio di fabbrica» dell'autore, è qui al servizio sia del suo scavo dentro l'origine dei fatti, sia della reticenza e delle maschere che tenderebbero a non rivelarla. Forse anche per questo meccanismo ambiguo, che tocca il cuore profondo della letteratura, il romanzo piú privato di Perec riesce a diventare un testo universale sull'assenza, e sulla vita che con l'assenza deve fare continuamente i conti.

In questo libro ci sono due testi semplicemente alternati; potrebbe quasi sembrare che non abbiano niente in comune, eppure sono inestricabilmente intrecciati, come se nessuno dei due potesse esistere da solo, come se soltanto il loro incontro, quella debole luce che gettano l'uno sull'altro, potesse rivelare ciò che non è mai detto apertamente nell'uno, mai detto apertamente nell'altro, ma solo nella loro fragile intersezione. Uno di questi testi è interamente immaginario: è un romanzo di avventure, la ricostruzione, arbitraria ma minuziosa, di una fantasia infantile attorno a uno stato retto dall'ideale olimpico. L'altro testo è un'autobiografia: il racconto frammentario di una vita di bambino durante la guerra, un racconto povero di exploit e di ricordi, fatto di brani sparsi, di assenze, di oblio, di dubbi, di ipotesi, di magri aneddoti. Il racconto di avventure, in confronto, ha qualcosa di grandioso, o forse di sospetto. Perché comincia con una storia e, all'improvviso, si lancia in un'altra storia: in questa interruzione, in questa frattura che sospende il racconto sul filo di non si sa quale attesa, si trova il luogo di origine di questo libro, quei punti di sospensione in cui si sono impigliati i fili spezzati dell'infanzia e la trama della scrittura.
G. P.

 

Georges Perec nacque a Parigi il 7 marzo 1936. I genitori, ebrei polacchi, morirono durante la Seconda guerra mondiale: il padre al fronte nel 1940, la madre deportata ad Auschwitz nel 1943. Con il primo romanzo, Le cose, ottenne il Prix Renaudot nel 1965. Nel 1978 pubblicò La vita istruzioni per l'uso, che gli valse il Prix Médicis. Con Italo Calvino, Raymond Queneau e altri scrittori, Perec diede vita all'Oulipo, l'Opificio di Letteratura Potenziale, dove venivano creati e sperimentati giochi narrativi, linguistici ed enigmistici. L'opera di Perec comprende volumi di poesia, pièce teatrali, saggi, scritti autobiografici, film, documentari e raccolte di parole crociate. Per la narrativa, oltre ai due romanzi già citati, ricordiamo Un uomo che dorme (1967), La sparizione (1969), e il romanzo incompiuto postumo «53 giorni» (1989). Georges Perec morì a Ivry-sur-Seine il 3 marzo del 1982.
Presso Einaudi è uscito W o il ricordo d'infanzia (2005 e 2018), L'arte e la maniera di affrontare il proprio capo per chiedergli un aumento (2010), da cui Perec ha tratto la pièce teatrale L'augmentation (1970) e Le cose (2011).

 

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