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Italo Calvino

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De Simone, La canzone napolitana

collana: i Millenni  
editore: Einaudi
data pubblicazione: 11/04/2017
pagine: XX - 496
prezzo: € 80,00
ISBN: 9788806234744
prefazione di: Roberto De Simone
Illustrazioni di: Gennaro Vallifuoco
argomento: classici
formato:  rilegato in cofanetto
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Roberto De Simone

La canzone napolitana

 

Uno straordinario catalogo di testi e musiche dal XVI al XX secolo

La canzone napoletana studiata e raccontata non nei suoi aspetti folcloristici piú standardizzati, ma come mito che affonda negli archetipi musicali piú antichi, come sonorità rimosse dalla memoria e affioranti dove meno te l'aspetti: in un mercatino domenicale dove si vendono dischi di prima della guerra o nel negozio di un barbiere cantante che conserva tradizioni perse nei secoli. Roberto De Simone ci conduce in una ricerca che diventa inventario di testi e musiche, ma anche racconto di personaggi, di luoghi, di rappresentazioni popolari devote e profane. Sempre nei libri di De Simone alto e basso, popolare e colto si intrecciano indissolubilmente; cosí avviene anche in questo libro, che insieme al saggio sul Presepe napoletano è forse il suo capolavoro, la summa delle sue ricerche e della sua antropologia culturale. Dunque nelle pagine della Canzone napolitana l'arte canterina di un anonimo venditore ambulante e la raffinata poesia di Salvatore Di Giacomo vanno a braccetto fra loro, come i melodrammi di Rossini e Donizetti e la performance di tre femminelli in processione a un santuario. L'alternanza fra capitoli di rigorosa musicologia e altri di spericolata narrazione è piú apparente che reale, perché nei capitoli storico-musicali si insinua la fiction (come in un bellissimo colloquio immaginario fra Torquato Tasso e Monteverdi) e nelle narrazioni c'è molta filologia (peraltro le partiture delle canzoni sono raccolte in fondo al volume). Attraverso la trattazione storica e il racconto, De Simone delinea un genere musicale ma tratteggia anche il ritratto della sua città: una Napoli cangiante nei secoli eppure sempre se stessa. Un collage di sovrapposizioni (splendidamente rappresentate in un parallelo visivo dalle illustrazioni di Gennaro Vallifuoco, antico sodale di De Simone) legato da un filo rosso che arriva fino alla seconda guerra mondiale e, attraverso le testimonianze piú resistenti ai cambiamenti della modernità, a saperle trovare e ascoltare, fino ai giorni nostri.

Indice  
Nota introduttiva Nota ai testi napoletani a cura di Filomena Piccirillo de Simone 
La canzone napoletana Rinascimentale premessa del frate domenicano Tommaso Campanella allo storico rimorso della tarantella nella Città del Sole
Preludio. Storia di mercatini domenicali, di venditori di origano, di barbieri "napolitani" e di celata immagini di Sant'Antonio
Il Cinquecento (parte prima) Storia di poeti filotranviari, di terminali posteggiatori e di sincrone, variabili e irripetibili Iliadi piscatorie
Il Cinquecento (parte seconda) Storia di canori piatti da muro, di gavottisti e di anonime oralità digiacomiane
Il Seicento (parte prima) Storia di pianistiche osservazioni al balcone, di pianoforti evirati e di quattrocentesche ritornanze profetiche 
Il Seicento (parte seconda) Storia di Pagani aedi girovaghi, di oscuri lessici tra pentagrammi e memoria
Il Settecento (parte prima) Storia di principeschi e bizantini autori di canzoni, di Mobili concetti televisivi
Il Settecento (parte seconda) Storia di collezionate voci di biblioteca, di venditori devozionali e di veicolati richiami in consumo. Storia di un ultimo belcanto, di notturne proprietà e improprietà strumentali, di vocalità meticolosamente addestrata
L'Ottocento (parte prima) Storia della centenaria zia Arcangela, di imprevedibili probabilità, di chiavi per strumenti sottochiave
L'Ottocento (parte seconda) Storia di giornalai Tamburellisti, di giullari femminelleschi, di pellegrinaggi smarriti
Il Novecento (parte prima) Storia di belliche danze, di notturni richiami e di albanti frombolieri
Il Novecento (parte seconda) Epilogo. Storia di ritornate materne, di perfetti orchestratori vivianei, di pionieristici rifiuti semiologici
Note
Appendici
Le villanelle a cura di Mauro Amato
La tarantella di Foriano Pico e altre trascrizioni a cura di Antonello Paliotti
Spartiti e trascrizioni dei testi
Schede relative agli interpreti citati nel volume a cura di Anita Pesce

 

Roberto De Simone (Napoli 1933), musicista, compositore, regista, autore teatrale, accademico di Santa Cecilia. Ha diretto il Conservatorio di Musica di San Pietro a Majella. Per Einaudi ha pubblicato i volumi: La gatta Cenerentola (1977), Il presepe popolare napoletano (1998 e 2004), Il convitato di pietra (1998), L'opera buffa del giovedì santo (1999), La Cantata dei pastori (2000), Prolegomeni al Socrate immaginario (2005), Novelle K 666. Fra Mozart e Napoli (2006), Cinque voci per Gesualdo (2013), Satyricon a Napoli '44 (2014) e La canzone napolitana (2017). Ha inoltre curato nei «Millenni» le Fiabe campane e Il Cunto de li Cunti di Giambattista Basile.

recensioni  

recensione di Riccardo Piaggio "Il Sole 24 ore"

intervista di Paolo Di Stefano "Corriere della Sera"

recensione di Stella Cervasio "la Repubblica"

 dello stesso autore nel catalogo Einaudi 

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Romanzo cavalleresco scritto in catalano nel XV secolo, un'opera affascinante e fortemente innovativa: ha aperto le strade della narrazione moderna con personaggi che «maturano» attraverso le vicende raccontate nel libro e che dimostrano un'interiorità e una dimensione psicologica effettivamente in anticipo sui tempi, oltre le schematizzazioni tipologiche medievali. Un punto di forza del libro, oltre le parti epiche e guerresche, riguarda l'amore e la sessualità, trattati molto esplicitamente, con arditezza di situazioni e di linguaggio che ancora oggi possono colpire.
La storia principale è quella di Tirante il Bianco, gentiluomo bretone, campione di tornei cavallereschi, che riesce con il coraggio e con l'ingegno a liberare l'isola di Rodi dall'assedio del sultano di Babilonia, dopodiché viene cooptato dall'imperatore di Costantinopoli per condurre la guerra contro i Turchi. Tirante si innamora della figlia dell'Imperatore, Carmesina, e Carmesina di lui, ma una serie di equivoci e di vicende allontana i due innamorati fino a che Piacerdimiavita, forse il personaggio piú amabile e divertente di tutto il libro, non riesce a farli finalmente congiungere carnalmente. Ma ancora molte altre storie, pubbliche e private, si alterneranno prima di arrivare al finale, che non sarà lieto né per Tirante né per Carmesina.

“E’ il Tirante un romanzo di cavalleria? Un romanzo storico? Un romanzo erotico? Un romanzo psicologico? Insomma cosa è? Appunto un romanzo totale, dichiara Vargas Llosa, un testo che permette, e sollecita, letture plurali, perfino antipodi che, molteplici e tanto svariate per cui basta infilare la via della univocità per poi trovarsi impaniato fra mille sorprese e irresolubili contraddizioni.”

“Cervantes lo definisce il «migliore libro del mondo» sottolineando che «qui mangiano i cavalieri e dormono e muoiono nei propri letti e fanno testamento prima della morte, con cose tali di cui tutti i restanti libri di questo genere mancano…».  Il punto centrale del discorso martorelliano, il fondamento e

l’ importanza dell’ opera risiedono nella rappresentazione realistica dei personaggi e delle azioni, , nella determinazione con cui si persegue una concretezza ancorata al vero e proprio vivere umano, terreno, naturale”.

(l paragrafi tra virgolette sono tratti da “Tirante il Bianco” di Giuseppe E. Sansone in Il Romanzo - vol. I, La cultura del romanzo a cura di Franco Moretti pp. 614-615)

Paolo Cherchi dà del romanzo di Martorell una traduzione che è filologicamente corretta, ma anche estremamente leggibile e godibile per il lettore di oggi.

 

Joanot Martorell nacque a Valencia nel 1411. Il padre era ciambellano del re d'Aragona, suo cognato era Ausiàs March, il piú grande poeta catalano del Quattrocento. Fu un cavaliere molto litigioso, spesso impegnato in duelli con altri nobili per i motivi piú vari. Morí nel 1465. Scrisse un primo romanzo di tipo cavalleresco, il Guillem de Vàroic, ancora di gusto arcaico. Alcuni studiosi gli attribuiscono anche il Flor de cavalleria. Il suo capolavoro, il Tirant lo Blanch, fu pubblicato soltanto postumo, nel 1490.

 

Filologo romanzo, Paolo Cherchi ha insegnato per molti anni letteratura italiana e spagnola alla University of Chicago. Per Einaudi ha curato il Millennio di Tommaso Garzoni, La piazza universale di tutte le professioni del mondo (1996) e il Millennio Tirante il Bianco di Joanot Martorell (2013). Tra i suoi libri: La metamorfosi dell¿Adone (Longo 1996); Polimatia di riuso. Mezzo secolo di plagio (1539-1589) (Bulzoni 1998); L¿onestade e l¿onesto raccontare del «Decameron» (Cadmo 2004); Verso la chiusura. Saggio sul «Canzoniere» di Petrarca (il Mulino 2008); La rosa dei venti. Una mappa delle teorie letterarie (Carocci 2011).

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