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...se non ci fossero i libri, noi saremmo tutti rozzi e ignoranti, senza alcun ricordo del passato, senza alcun esempio; la stessa urna che accoglie i corpi cancellerebbe anche la memoria degli uomini.
Cardinale Bessarione
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Abu'l 'Ala al-Ma'arri, L'epistola del perdono Il viaggio nell' aldilà Che al-Ma'arri sia un personaggio sfuggente lo si intuisce già dal profilo biografico. Asceta rigoroso ma eccentrico, recluso dal mondo ma circondato di discepoli, pio predicatore, ma forse sacrilego imitatore del Corano: i pareri si sono divisi da subito. In lui convivono esistenzialmente desiderio di credere e dubbio, senza che alcuna formula superiore intervenga a fare la sintesi. Scritta nell'XI secolo, L'Epistola del perdono di al-Ma'arri è un testo satirico di prima grandezza, una narrazione vivissima e teatrale. L'aldilà che vi è descritto è popolato di letterati pedanti, ipocriti adulatori, furbetti e furbastri che si aggirano tra angeli inverosimili e vergini a dimensione variabile secondo il desiderio dei beati. La satira di al-Ma'arri si rivolge sia agli uomini, in particolare agli eruditi ambiziosi e ai poeti maldestri, sia piú in generale alle rappresentazioni popolari del Paradiso islamico. Poeta coltissimo, uno dei piú grandi intellettuali della sua epoca, al-Ma'arri lascia trasparire, sotto l'ironia, una domanda di senso accompagnata da un messaggio teologico dirompente: il perdono divino è piú grande di quanto si creda. Per essere ammessi in Paradiso può bastare una buona azione nella vita; per un poeta, un vero buon verso in mezzo a tanti fasulli. |
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