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Niceta Coniata, Grandezza e catastrofe di Bisanzio - Fondazione Valla

 

collana: Fondazione Valla
editore:  Mondadori
VOL. I - LIBRI I - VIII
data pubblicazione: 2017
pagine: CLII - 712
prezzo: € 35,00
ISBN: 9788804664512
VOL. II - LIBRI IX - XIV
data pubblicazione: 2006, III ed. 2014
pagine: LXVI - 798
prezzo: € 30,00
ISBN: 9788804466369
VOL. III - LIBRI XV - XIX
data pubblicazione: 2014
pagine: XCVI - 680
prezzo: € 30,00
ISBN: 9788804634980 non disponibile
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formato: rilegato con testo a fronte
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Niceta Coniata

Grandezza e catastrofe di Bisanzio

a cura di Guglielmo Cavallo, Louis Van Dieten, Anna Pontani e Filippomaria Pontani

 

Negli ultimi anni della sua vita, Niceta Coniata, che aveva occupato posti di rilievo nella burocrazia bizantina, abitò a Nicea. L’impero era crollato (1204): i Latini si erano divisi le spoglie di Bisanzio; e, nell’abbandono e nella desolazione, Niceta raccontò ciò che aveva visto e appreso, con un odio, una furia e una ferocia, che fanno di Grandezza e catastrofe di Bisanzio uno dei capolavori sconosciuti della letteratura universale. Come uno dei grandi storici del potere, Niceta Coniata rappresentò la tirannia che degradava e contagiava il mondo; la tur bolenta e crudelissima plebe di Costantinopoli, che massacrava poveri e imperatori; e gli «stramaledetti Latini», gli spavaldi e boriosi Normanni, che assalivano le città greche.

Grandezza e catastrofe di Bisanzio è uno spettacoloso racconto teatrale, in cui talvolta, nei momenti in cui il genio di Niceta è più libero, abbiamo l’impressione che Tacito, Psello e Saint-Simon si siano fusi nella penna dell’antico burocrate bizantino.

 

VOLUME I - LIBRI I-VIII

a cura di Louis Van Dieten e Anna Pontani, Introduzione di Guglielmo Cavallo

Niceta Coniata, nato tra il 1150 e il 1155 in Asia Minore, studiò retorica e giurisprudenza, e giunse sino a divenire responsabile dell’amministrazione centrale dell’impero di Bisanzio. Dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei Crociati, nel 1204, fuggì a Nicea, dove morì poi nell’indigenza (1217). «La storia», egli scrisse all’inizio della sua opera, «propone una varietà di esperienze ai magnanimi che nutrano un innato amore per il bene.» Essa si occupa dunque di coloro che hanno operato la virtù, ma anche dei malvagi: «L’anima di chi muore è andata nell’Ade, il corpo è tornato agli elementi di cui fu composto: ma le azioni compiute in vita, se furono oneste e giuste, empie e violente, se uno visse felice o sputò l’anima nella disperazione, tutto questo la storia lo grida alto. Così che, in altro modo e con altra espressione, la storia si potrà chiamare libro dei viventi, e l’opera storica tromba squillante, capace di far risorgere come dal sepolcro uomini morti da tempo e di porli sotto gli occhi di chiunque».

Niceta si sente l’erede di tutti gli storici, da Erodoto a Tucidide, da Psello ad Anna Comnena. Costantinopoli è ancora per lui la città dell’oro e della porpora: egli ha fortissimo il senso della funzione e dell’eredità imperiale, e con passione di patriota bizantino racconta le lotte degli imperatori, tra il XII e il XIII secolo, contro un mondo che circonda e assedia Bisanzio da tutte le parti. Ma spesso la sua voce è furiosa e sarcastica, e con talento degno di Psello e con stile stupendamente barocco non risparmia né imperatori né burocrati. Niceta sente che qualcosa si è incrinato, in quella tradizione meravigliosa: che Costantinopoli ha commesso una colpa, e questa colpa si manifesta in una serie di disastri e in una tenebrosa imminenza di catastrofi, di cui egli è il commosso e spietato narratore.

Pubblicata dalla Fondazione Valla in tre volumi ora completi, col testo critico di Jan-Louis van Dieten, e splendidamente curata e commentata da Anna Pontani, la Narrazione cronologica di Niceta Coniata appare in tutta la sua bellezza quale vero e proprio racconto della «Grandezza e catastrofe di Bisanzio». Per questo primo volume, interamente reimpostato, ha scritto una nuova introduzione Guglielmo Cavallo.

 

VOLUME II - LIBRI IX-XIV

 a cura di Louis Van Dieten e Anna Pontani

La "Narrazione cronologica" di Niceta, racconta, suddividendoli in 19 libri gli eventi caduti a Bisanzio tra il 1118 e il 1206. Le due date non sono casuali: la prima infatti segna l'avvento al trono di Giovanni Comneno e la seconda la caduta della città e dell'impero bizantino. In questo volume la sua narrazione si avvolge a spirale attorno a grandiose figure di tiranni che campeggiano a tutto tondo. Al centro dei libri IX-XIV è infatti il ritratto di Andronico I Comneno, un malvagio scaltro cialtrone, lacrimoso e teatrante, che possiede la stessa fantasia nel male dei grandi malvagi di Shakespeare. Attorno a lui la crudele plebe di Costantinopoli, gli "stramaledetti Latini", gli spavaldi e boriosi Normanni.


Volume III - LIBRI XV-XIX

a cura di Louis Van Dieten, Anna Pontani e Filippomaria Pontani

Il 12 aprile 1204 i crociati conquistarono e presero a saccheggiare Costantinopoli. È l’evento che, insieme alla narrazione drammatica della cosiddetta quarta Crociata, domina questo terzo e ultimo volume della Grandezza e catastrofe di Bisanziola Narrazione cronologica – di Niceta Coniata, che ne è stato testimone oculare. Gli efferati Latini – i normanni, i tedeschi, i francesi, i veneziani – non conoscono pietà. Entrano a Bisanzio con furia peggiore di quella dei barbari: mostrando un disprezzo senza pari per gli abitanti sconfitti, e vendicandosi dell’immane massacro che nel 1182 era stato compiuto degli abitanti cattolici della città, non risparmiano né vecchi né bambini. Separano le famiglie, rapiscono, violentano, uccidono. La popolazione, stremata, emerge dalle sue case «avvolta in stracci, emaciata dal digiuno, mutata di colore, con l’aspetto cadaverico e gli occhi iniettati di sangue». Non sa, neppure, dove fuggire, perché gli invasori non tralasciano di perlustrare un solo angolo, né rispettano luogo sacro che possa offrire rifugio: «dovunque uno corresse, veniva tirato via dai nemici che irrompevano ed era portato dove quelli volevano». Niceta stesso, grande logoteta, già cancelliere e segretario dell’imperatore, fugge verso Nicea. Uno spettacolo desolante si fissa nella sua mente, che lo rievocherà con accenti furibondi ed echi continui dei grandi scrittori classici. Gli occidentali irridono i costumi dei «Romani», prendono in giro la loro cultura travestendosi da scribi e letterati, vestono il laticlavio per scherno. Bevono tutto il giorno, usano le immagini sacre per farne sedie e sgabelli, si servono dei veli e degli arredi sacri per le necessità corporali. Rubano le opere d’arte, fondono le statue per farne monete. La Narrazione cronologica di Niceta è accompagnata appunto da un’operetta che descrive le tante statue che i crociati distrussero. Tra le ultime descritte in questo volume è un’immagine bronzea che lo storico sostiene essere di Elena, colei che, «essenza stessa della bellezza», aveva scatenato la guerra di Troia. La donna con la quale la civiltà greca era iniziata duemila anni prima non riuscì a piegare gli inflessibili Latini dal cuore di ferro, benché conservasse sul volto, «persino nel bronzo», l’aspetto della rugiada.
 
Guglielmo Cavallo, uno dei maggiori studiosi europei di paleografia e storia della scrittura, ha insegnato presso la Sapienza Università di Roma.
Jan-Louis van Dieten è stato professore di bizantinistica all’Università di Amsterdam. Ha studiato l’opera di Niceta Coniata, e pubblicato nel 1975 l’edizione critica della Narrazione cronologica.
Anna Pontani, studiosa dell’umanesimo greco in Italia e di storia dell’arte bizantina, insegna filologia bizantina all’Università di Padova.
Filippomaria Pontani insegna filologia classica all’Università Ca' Foscari di Venezia.

 

Niceta Coniata, nato tra il 1150 e il 1155 in Asia Minore, studiò retorica e giurisprudenza, e giunse sino a divenire responsabile dell'amministrazione centrale dell'impero di Bisanzio. Dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei Crociati, nel 1204, fuggì a Nicea, dove morì poi nell'indigenza (1217).

 

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